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Doccia gelata (di acqua minerale): Palatrieste appiedato per due giornate

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Ciò che in molti temevano, soprattutto alla luce della recidività e della diffida che già pendeva sull’impianto triestino per situazioni analoghe accadute nel recentissimo passato, si è puntualmente avverato, con conseguenze se possibile ancora peggiori rispetto alle più pessimistiche previsioni. La penosa esibizione di pochi esagitati -peraltro ben distribuiti nei vari settori dell’impianto- che hanno ritenuto necessario punire i pur non brillantissimi arbitri della sfida contro Trento facendoli oggetto del lancio di oggetti di ogni tipo (in generale innocui, ma anche monetine, una bottiglietta di plastica piena d’acqua ed un bicchiere di birra, fortunatamente non notato), salvo poi trincerarsi dietro il più stretto e vigliacco anonimato, protetti da coraggiosi che ne giustificano le gesta con la scarsa prestazione del trio in grigio, presenta un conto salatissimo, che va ben oltre la semplice quanto inevitabile sanzione pecuniaria: 4.000 euro la volta precedente, due giornate di squalifica per il bis. Ad essere punita, dunque, è in primis la società che si vedrà privata di due incassi (il pubblico costituisce il primo sponsor per il club, è bene ricordarlo), al pari dei rimanenti 5900 tifosi che di certo non hanno gradito l’ultimo arbitraggio così come qualcuno del passato, ma hanno ritenuto di riuscire a contenere le proprie esternazioni nei termini rientranti nelle regole minime del vivere civile, e che ora si vedranno probabilmente privati della possibilità di godersi dal vivo la parte più avvincente della stagione.

Questo il provvedimento come pubblicato dalla Federazione:

Squalifica del campo di gioco per 2 giornate per offese, collettive e frequenti, nei confronti degli arbitri, per lancio di oggetti non contundenti (palle ed aeroplanini di carta, bottigliette di plastica vuote) e contundenti (monete e bottigliette piene d’acqua), collettive e frequenti, non colpendo e colpendo: in una occasione un arbitro veniva colpito ad una gamba, senza danno, da una bottiglietta piena d’acqua, fatto che provocherà la temporanea sospensione della gara per alcuni minuti.

Ovviamente il club inoltrerà il suo ricorso, magari utilizzando anche le immagini televisive che sperabilmente dimostreranno come la bottiglietta piena d’acqua non avesse effettivamente “colpito” la gamba dell’arbitro ma ne avesse leggermente sfiorato un piede, spargendo poche gocce sul parquet che per essere asciugate hanno richiesto pochi secondi da parte degli addetti (e non alcuni minuti di interruzione del gioco, come probabilmente riportato sul referto). Ciò che più pesa, naturalmente, è che quella bottiglia, al pari delle monetine, non avrebbero mai dovuto lasciare le mani dei campioni che le hanno lanciate in campo. E’ perciò anche possibile che le due giornate vengano ridotte ad una, anche se nessuno, a questo punto, ci metterebbe la mano sul fuoco. In caso di rigetto del ricorso, è probabile che la stagione al Palatrieste sia finita con la sconfitta contro Trento, a meno del raggiungimento di gara quattro ai quarti di finale o del passaggio del primo turno dei playoff, una volta conquistati s’intende. Altro che basket city….

Non filtra molto in merito dalla Pallacanestro Trieste, che ora è “totalmente concentrata sulla presentazione del proprio ricorso nei confronti della decisione disciplinare del giudice sportivo. Un comunicato completo da parte del club in merito agli eventi di sabato sera seguirà la decisione del giudice d’appello“. 

La società, in serata, ha comunque pubblicato un comunicato interlocutorio nel quale “ribadisce ancora una volta il suo impegno inequivocabile nel fornire un ambiente totalmente sicuro che dia priorità alla salute e al benessere di ogni persona che entra nella nostra arena e che assicuri che giocatori, allenatori e arbitri possano svolgere la propria professione in un’atmosfera caratterizzata da grande rispetto reciproco, entusiasmo e amore per il gioco“. Impegno che a questo punto dovrebbe andare anche verso l’individuazione attiva dei colpevoli, della loro esclusione a vita dalle esibizioni interne della squadra e magari di una richiesta di risarcimento danni anche in sede civile. Magari, dando l’esempio, si scoraggerebbero gli emuli futuri di tali ignoti eroi della domenica.

Che la qualità degli arbitraggi in rapido deterioramento, unitamente ad un atteggiamento spesso improntato al protagonismo fine a sé stesso di qualche giudice di campo, sia uno dei leit motif della stagione, capace di penalizzare ulteriormente il livello di uno spettacolo che oggi non è certo fra i migliori d’Europa, è oggetto di discussioni infinite ed è ormai un dato acquisito al quale in molti si sono ormai rassegnati. Se talvolta è evidente una dose di timore reverenziale verso determinati giocatori (il discorso di Lamonica prima dell’inizio del campionato, con il quale catechizzava gli arbitri sulla necessità di tutelare determinati giocatori “a prescindere” a danni di altri meno affermati, pare un manuale per lanciatori di bottiglie), se altre volte il metro applicato anche nell’arco della stessa partita è ondivago, magari sbilanciato sui due lati del campo, se qualche decisione presa è evidentemente errata e non viene corretta nemmeno dopo la consultazione dell’instant replay per assecondare una sorta di patetico “celodurismo”, è altrettanto vero che non può essere dimostrata -ed anzi appare inverosimile- la malafede, la deliberata decisione di favorire una squadra rispetto ad un’altra, il desiderio di far vincere qualcuno e perdere qualcun altro, di far retrocedere qualcuno o arrivare ai playoff tal altro. Certo, talvolta far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune da parte della società, dopo magari tre o quattro prestazioni scadenti consecutive, potrebbe indurre ad elevare l’attenzione e la concentrazione da parte degli arbitri nelle occasioni successive, o magari indurre la Federazione ad evitare di desginare gli stessi protagonisti a ripetizione e la sclerotizzazione di comportamenti e reazioni.

Ma niente di tutto ciò, niente, cosi come il benaltrismo di qualcuno che porta ad esempio altri campi in cui “succede impunemente anche di peggio” (cosa peraltro non vera), può giustificare il comportamento sconsiderato dei giustizieri dell’acqua minerale. O della birra, che è anche peggio. Comportamento oltretutto autolesionistico, in grado di minare la serenità della squadra, già evidentemente scossa da altre situazioni recenti. E, Dio non voglia, potenzialmente in grado anche di minare l’entusiasmo di una proprietà americana non avvezza a spettacoli penosi, moralmente ed eticamente incommentabili: da insultare Lanzarini facendogli la doccia al piede per un “passi” non fischiato, a rincorrere il ragazzino che dirige la partita contro la Virtus Chirignago è un attimo….