Pallacanestro Trieste-Dolomiti Energia Trento 88-94
Il match di Pasqua materializza tutti i timori della vigilia: Trento si conferma eufemisticamente “indigesta” per la Pallacanestro Trieste grazie al suo talento ed alla sua fisicità, alla sua capacità di fare la cosa giusta al momento giusto, alla fortuna di ritrovarsi a disposizione (perlomeno fino a giugno) una stella destinata a brillare a lungo come quella di Quinn Alistair Ellis, capace di mettersi in proprio quando i meccanismi quasi perfetti della sua squadra si inceppano davanti al muro biancorosso fatto di voglia di reazione e di intensità difensiva, segnando i punti che servono per imporsi su un campo difficilissimo fattosi incandescente negli ultimi dieci minuti. Trento, priva per l’occasione di Andrea Pecchia, vince la terza sfida su tre giocate contro Trieste in questa stagione e, dopo aver vinto la Coppa Italia, conquista anche la matematica certezza di partecipare ai playoff con quattro settimane di anticipo: niente male per una squadra costruita con il budget più limitato fra le attuali prime nove in classifica.
Trieste, sotto gli occhi di un’altra Eagle, Connor Barwin, nella partita nella quale era attesa al riscatto dopo la disfatta senza attenuanti del Taliercio, rimane in vantaggio solo sul 3-0 iniziale, riuscendo ad ingaggiare un corri e tira velocissimo, equilibrato e divertente per quasi tutto il primo quarto, subendo però le percentuali al tiro irreali sia da due che da tre -capaci di abbattere un mammuth- che Trento riesce a mantenere senza scossoni particolari fino a metà gara. I biancorossi, dal canto loro, alla distanza mostrano preoccupanti falle difensive che parevano definitivamente tramontate: subiscono gli uno contro uno devastanti di Cole, Ford ed Ellis, che leggono alla perfezione i cambi difensivi e penetrano come lame nel burro nel cuore del pitturato consegnando bomboncini nelle mani dei lunghi oppure scaricano sul perimetro pescando i micidiali tiratori che ad un certo punto del primo tempo trovano il bersaglio nell’85% dei tentativi. Cole si esibisce in un primo quarto da 16 punti, ma è tutta la squadra ospite a girare con una perfezione quasi disarmante, con Trieste che dal canto suo non smette mai di provarci, non abbassa mai la testa, sviluppa il suo solito gioco che però, molto semplicemente, a questi livelli, contro questi avversari, non è sufficiente. Galbiati sa che difendere duro su Colbey Ross e Denzel Valentine significa mettere il bavaglio all’attacco biancorosso, con l’effetto collaterale di lasciare a secco di rifornimenti un tiratore micidiale come Markel Brown. Il compito viene eseguito alla perfezione, con una difesa dura, sempre mani addosso, asfissiante sul portatore di palla fin nella sua metà campo, sempre in anticipo sul barbuto ex Chicago. In una situazione del genere battezzare Uthoff è l’effetto collaterale minimo, e l’uomo di Iowa ringrazia tornando ai suoi livelli abituali ed evitando alla sua squadra di finire inesorabilmente alla deriva già a metà gara con una sequenza di conclusioni da ogni parte del campo. L’evidente superiorità degli ospiti, che finiscono sul +14 con 54 punti segnati in venti minuti, fa presagire un secondo tempo in totale controllo da parte trentina, magari con qualche fiammata d’orgoglio di Trieste da contenere, ma tutto sommato mantenendo sempre l’inerzia saldamente in mano.

Ma i 6000 del Palatrieste non sono certo d’accordo, così come la squadra di Christian si ricorda che una difesa dura e convincente costringe perlomeno gli avversari a tentare conclusioni più forzate ed a più bassa percentuale, che si traducono puntualmente in numerose possibilità di partire in transizione e cercare perlomeno di giocarsela fino alla fine. In un frastuono indescrivibile, nel brevissimo volgere di meno di cinque minuti, Trieste riesce a ricucire quasi tutto lo svantaggio, riprendendo coraggio e convinzione azione dopo azione e dimostrando se non altro che a questi livelli tutto sommato può tentare di competere. Certo manca la zampata finale, il centesimo per fare un euro: quando il traguardo pare lì ad un passo, quando ha in mano i tiri del pareggio paga lo sforzo, è forse poco lucida, talvolta affrettata ed arruffona, e fallisce la spallata che avrebbe trasformato il granello di sabbia instillato nel meccanismo fin lì perfetto di Trento in un macigno capace di mandarlo in frantumi. Gli ospiti, dal canto loro, nei momenti di difficoltà smettono di sviluppare un gioco organizzato e collettivo e si affidano ai loro assi nella manica, risultando altrettanto letali: le giocate giuste al momento giusto dei soliti Cole, Niang ed Ellis, cui si uniscono Zukauskas ed inutilmente irridente Lamb, le scelte perfette nel concitato finale, il sangue freddo nel realizzare i tiri liberi in un ambiente davvero pressante, ma anche la possibilità di difendere impunemente in modo duro e talvolta oltre il limite del fallo ed un paio di episodi perlomeno dubbi -oggettivamente meno dubbi una volta rivisti con calma- capitalizzati con interessi usurai consegnano alla fine i due punti alla squadra che più li ha meritati.
Come Trento, nel momento di difficoltà anche Trieste si affida ai solisti, rimette le responsabilità in mano a Denzel Valentine e Markel Brown (che non sono certo uomini che si tirino indietro nei momenti più decisivi), ma il gioco perde di armonia e continuità, il flusso del gioco è meno razionale e quasi del tutto finalizzato a far arrivare il pallone ad uno degli improvvisatori incaricati di inventarsi le giocate più impensabili. Che, per carità, rispondono anche presenti, ma per l’appunto pagano inevitabilmente in lucidità e precisione quando lo sforzo cui sono chiamati pretende il pagamento del conto.
In uno scontro deciso dagli esterni, fa piacere assistere invece alla crescita costante di Jayce Johnson, migliore in campo sette giorni fa a Venezia, autore di un’altra doppia doppia con ben 13 rimbalzi catturati e di una prova complessiva fatta di qualche orrore tecnico specie sotto il ferro ma anche di tantissima intensità, di tante sportellate, di lavoro di gambe e di gomiti, di rimbalzi catturati ad altezze siderali (del resto fu il miglior rimbalzista in GLeague, è la specialità della casa). Cercare di confermare il californiano, che ha ancora evidenti margini di crescita che, se sfruttati, lo renderebbero uno dei più efficaci tre-quattro centri del campionato, potrebbe non essere un’eresia. Così come conforta l’integrazione ormai giunta a termine di Sean McDermott, ormai quasi infallibile quando viene pescato libero negli angoli o quando si mette in proprio partendo dal palleggio. In difesa si è dannato l’anima fin dal giorno uno a Trieste, manca al suo repertorio un maggior ricorso all’attacco al ferro, che per capacità di ball handling, velocità sulle gambe e conformazione fisica sarebbe pure nelle sue corde.
Ancora una volta in questa stagione, però, Trieste dimostra di essere ancora un po’ indietro, di avere almeno un paio di lacune nel roster -specie per fisicità- per poter competere davvero alla pari con le squadre di primissima fascia, che d’altro canto saranno le avversarie nelle possibili serie playoff: un gap che va colmato, magari con un innesto, comunque con una attentissima analisi degli errori commessi ed una spasmodica quanto certosina ricerca di soluzioni che possano tappare le falle, per evitare che alla post season Trieste partecipi da semplice comparsa. Sempre che l’ostentata attenzione del coach alla sua nuova avventura universitaria permetta di farlo con la dovuta concentrazione e senza distrazioni per la squadra.
Per una volta, intanto, arrivano buone notizie dagli altri campi (del resto, non può piovere per sempre). Venezia, dopo Brescia, perde un altro big match di abbagliante bellezza a Trapani dopo un supplementare (raggiunto con una bomba sulla sirena del quarantesimo minuto), rimanendo così due punti sotto Trieste. Ciò che più conta, Perde nuovamente anche la nona, Tortona, sconfitta di un punto a Treviso: ora la squadra piemontese, per sopravanzare Trieste, dovrebbe vincere tutte e tre le partite da qui alla fine della stagione regolare, sperando che i giuliani le perdano tutte. Reggio Emilia, dal canto suo, soffre le pene dell’inferno in casa contro Napoli ma si impone nel finale, staccando la squadra triestina di due punti e strappandole così il sesto posto, ma ora gli emiliani sono attesi dalle sfide con Brescia e Trento. In ultima analisi, nonostante la sconfitta, Trieste è ancora più vicina ai playoff, che potrà conquistare nella stragrande maggioranza delle possibili combinazioni di risultati. Per contro, l’ultima volta che a Trieste ci si affidò alle scarse probabilità che si realizzino contemporaneamente condizioni sfavorevoli, sappiamo tutti com’è andata a finire. Meglio non rischiare, lasciare i calcoli ai matematici e gettarsi piuttosto come tigri sulla preda in ognuno dei prossimi 120 minuti di stagione regolare.
L’ultima nota a margine non può che riguradare la schizofrenia del pubblico del Palatrieste: ennesimo sold out sfiorato, oltre 6000 presenti, frastuono e supporto costante, spinta continua alla squadra che quasi ribalta il risultato. Coreografia commovente a supporto di Federico Franceschin (con entrambe le tifoserie unite nel messaggio), atmosfera incredibile e non replicata per partecipazione numerica e decibel in nessun altro palazzetto in Italia. Ma, anche, i soliti insulti agli arbitri (peraltro, onestamente, quasi mai giustificati da effettivi errori), i lanci di carta ed oggetti in campo, addirittura il lancio di una bottiglietta d’acqua che sfiora il piede di un arbitro bagnando il parquet, una birra tirata ad un provocatorio Lamb a fine partita: una specie di bonifico anticipato, salatissimo, nell’uovo pasquale della LBA, che di questa stupidità vive e prospera. Sempre che la recidiva non abbia conseguenze ben più gravi. E’ ora che la società si impegni per individuare e liberarsi di “tifosi” di cui si può con grande tranquillità fare a meno.
I risultati
Milano-Cremona 118-83
Reggio Emilia-Napoli 89-86
Varese-Sassari 89-84
Treviso-Tortona 92-91
Pistoia-Bologna 62-86
Trieste-Trento 88-94
Trapani-Venezia 110-100
Brescia-Scafati 86-72
La classifica a tre giornate dalla fine
1 Virtus Segafredo Bologna 40 (20 / 7)
2 Trapani Shark 40 (20 / 7)
3 Germani Brescia 38 (19 / 8)
4 Dolomiti Energia Trentino 38 (19 / 8)
5 EA7 Emporio Armani Milano 36 (18 / 9)
6 UNAHOTELS Reggio Emilia 34 (17 / 10)
7 Pallacanestro Trieste 32 (16 / 11)
8 Umana Reyer Venezia 30 (15 / 12)
9 Bertram Derthona Tortona 28 (14 / 13)
10 Banco di Sardegna Sassari 24 (12 / 15)
11 NutriBullet Treviso Basket 20 (10 / 17)
12 Openjobmetis Varese 18 (9 / 18)
13 Vanoli Basket Cremona 16 (8 / 19)
14 Napolibasket 16 (8 / 19)
15 Givova Scafati 12 (6 / 21)
16 Estra Pistoia 10 (5 / 22)
(Photo Credit: Fabio Angioletti)