L’Italia, si sa, è quel posto dove le regole non esistono: esistono solo le eccezioni. Anche il movimento del basket nel Belpaese non fa che darne spettacolare dimostrazione, come conferma una giornata nella quale Federazione e Lega prendono decisioni fra l’incomprensibile ed il sorprendente, sebbene totalmente coerenti nel nostro amato Ombelico del Mondo.
Si parte in mattinata con la deroga alla regola incisa nel granito in qualsiasi campionato di qualsiasi sport che vuole le ultime due giornate disputate in contemporanea su tutti i campi, lo stesso giorno ed esattamente alla stessa ora. Solo fino a ieri sul sito della LBA campeggiava un comunicato nel quale la Lega stessa si dichiarava sorpresa, con toni fra lo scandalizzato e l’indignato, dalla richiesta della GeVi Napoli di anticipare a sabato la sua partita casalinga con Pesaro. La motivazione della richiesta, che di per sé stesso in un Paese normale non sarebbe nemmeno stata avanzata, è tanto prevedibile quanto banale, anche se non resa nota: non si vorrà mica imporre agli sportivissimi e competenti tifosi della GeVi la straziante scelta fra assistere ad un fondamentale scontro salvezza al Palabarbuto ed il sacrosanto diritto di andare a sparare mortaretti e sventolare bandiere in centro nell’eventualità che il Napoli conquisti il suo terzo scudetto? Scelta, peraltro, che i suddetti tifosi nemmeno considererebbero, lasciando totalmente sguarnito il palazzetto di Bagnoli, in effetti un po’ scostato dal centro storico partenopeo. E dunque, nel breve volgere di qualche ora, l’allarmato comunicato scompare magicamente dal sito per lasciar posto alla news relativa alla concessione dell’anticipo richiesto. Il Dio Calcio, nell’Ombelico del Mondo, vince ancora su tutto e su tutti. La questione, qui, non è la possibile influenza della riprogrammazione sull’impegno ed i risultati di tutte le altre squadre: la GeVi non ne trae alcun beneficio (se non quello di portare qualche centinaio di persone in più in un impianto altrimenti semivuoto), mentre il vantaggio per tutte le altre di giocare domenica conoscendo già il risultato della partita fra Napoli e Pesaro è infinitesimale se non inesistente. Questa è, piuttosto, una questione di principio: esiste una regola, va rispettata senza se, senza ma e senza eccezioni per nessuno. Bayern-Bonn sarebbe stata anticipata? I bavaresi avrebbero chiesto la deroga? Facciamoci la domanda. La risposta non serve darla.
Il capolavoro, però, arriva nel pomeriggio, e qui l’eccezione è ben più impattante sul campionato e sul destino di molte squadre. Succede che un martedì di metà aprile un comunicato della FIP informi urbi et orbi che, al termine di un’istruttoria durata quattro mesi, è stata accertata una frode sportiva commessa dalla OpenJobMetis Varese per la quale la Procura Federale aveva richiesto in prima istanza la retrocessione immediata del club, commutata in 24 punti di penalizzazione da scontarsi nella stessa stagione (e quindi condannandola comunque alla A2 ma permettendole di concludere la stagione), poi ridotti al minimo della pena, 16 punti che avrebbero consentito a Varese, se non altro, di provare a salvarsi vincendo le cinque partite rimanenti. Ovviamente, il club ha il diritto di presentare ricorso, e lo fa immediatamente, sebbene ai più appaia piuttosto patetico il tentativo di derubricare a “errore amministrativo in buona fede” la presentazione di un documento falso che, se avesse dichiarato la verità (ben nota a tutti) o non fosse stato presentato avrebbe impedito di fatto a Varese di iscriversi alla Serie A. Le motivazioni della sentenza, pubblicate dopo qualche giorno, elencano gli articoli del regolamento della Lega che hanno provocato il deferimento alla Procura Federale, e l’elenco degli articoli del regolamento della FIP che Varese ha infranto o non rispettato, compresi quelli che descrivono le sanzioni. Del resto, non mancano i precedenti, anche recenti: senza voler entrare nel vespaio che portò alla revoca degli scudetti ed alla radiazione della Mens Sana Siena, nella passata stagione per un caso non identico ma analogo la Eurobasket Roma fu espulsa dalla Serie A2 a stagione in corso (influenzandone pesantemente i risultati finali) con un potente calcio nel sedere.
Che codici, articoli con causa ed effetto ben descritti, chiari come il cristallo e privi di possibilità di interpretazione, debbano rimanere sullo sfondo della vicenda si intuisce fin da subito. Cioè fin da quando una schiera di influencer potenti, seguitissimi ed ascoltatissimi, non iniziano a prendere per partito preso le difese del club indipendentemente da tutto e da tutti. In fin dei conti, dopo un decennio di basket minors, a Masnago è tornato finalmente il bel gioco, quello che negli anni 70 aveva fatto grande la pallacanestro italiana nel sistema solare. E così fiorisce spontanea e senza contraddittorio, in modo del tutto legittimo anche se quasi sempre privo di basi giuridiche, la campagna mediatica inaugurata con toni coloriti dagli articoli ed i podcast di Guido Bagatta, grande conoscitore del gioco che si dichiara cronista che parla a nome e per il bene del movimento ma non fa certo mistero della sua viscerale fede varesina, riesplosa potente negli ultimi giorni. Campagna continuata da “The Voice”, colui che ha fatto innamorare del basket almeno due generazioni da metà anni ’90, quello del famosissimo “Maaicool Geffreii Giordaaaaaaaan”: Flavio Tranquillo, passando sopra il codice che prevede esattamente questo, afferma sui social ed in una condivisissima intervista alla Prealpina come non sia giusto sanzionare Varese nella stagione in corso. Concetto ripreso, non senza patetici strafalcioni, dall’onnisciente Governatore della Lombardia Attilio Fontana che, in quanto amministratore pubblico, almeno lui dovrebbe sapere che le leggi sono lì per un motivo, e come minimo vanno rispettate. Il carico da 11 viene calato in TV in prime time da un allenatore novantenne, che negli anni ’90 invitava la mamma a buttare la pasta commentando l’NBA, che prende apertamente le parti di Varese appellandosi alla ragion di stato per riportare il club dove gli compete (che Dan Peterson abbia l’intenzione o sia in grado di leggere e capire un regolamento complesso e declinato in un italiano gergale è tutto da dimostrare). Per non parlare dell’influenza che una figura iconica come Luis Scola, motore della Generacion Dorada argentina ed uno degli uomini più potenti del basket europeo, possa avere sull’ambiente, sebbene rigorosamente -almeno lui- dietro le quinte ma indossando la naturale sicumera aristocratica da “io sò io…”, con quel che ne consegue. Il giorno della sentenza d’appello, infine, la Gazzetta dello Sport descrive il clima attorno alla Pallacanestro Varese come “ottimista e positivo” (in verità, tesissimo e preoccupato) creando una artificiale atmosfera che quasi suggerisce l’esito del dibattimento. I giudici chiamati ad esprimersi, peraltro, non sono cyborg. Vivono nel mondo reale, leggono i giornali, guardano la televisione ed hanno profili social, e come ogni essere umano, potendo, schiverebbero volentieri ogni occasione di essere travolti da uno shitstorm mediatico, con buona pace di imparzialità ed indipendenza. E così, la conseguenza di una frode sportiva che prevede l’esclusione immediata dal campionato viene derubricata per la terza volta, con una decisione cerchiobbottista che non accontenta praticamente nessuno, ed anzi scommette in modo piuttosto spocchioso sulla sicura salvezza della squadra lombarda che però, a 21 punti, deve ancora essere tutta conquistata sul campo. Restituzione di cinque punti che, tra l’altro, arriva curiosamente solo dopo che -in seguito alla sconfitta di domenica scorsa- il raggiungimento in autonomia della miracolosa salvezza non sarebbe più stato realizzabile. Insomma, un pasticcio in puro stile italiano, che forse ha l’unico effetto di evitare strascichi estivi o campionati a 17 squadre.
Senza contare il fatto che viene creato un precedente che potrebbe avere prevedibili conseguenze nel probabile caso in cui la storia dovesse ripetersi. Sempre che a contravvenire la prossima volta sia un club che possa avvalersi dell’endorsement di sponsor potenti. Se invece a difendere le sue ragioni rimane il Sor Patacca, allora per lui le regole esistono: a non esistere sono solo le eccezioni.