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Sapore di mare

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Ferragosto. Una festa che evoca le estati della nostra infanzia, quando la notte più pazza dell’anno arrivava al termine di una lunghissima giornata in spiaggia, dopo battaglie di gavettoni e grigliate con familiari ed amici. Una notte trascorsa attorno ai falò, a bere birra e cantare le canzoni di Battisti al ritmo di scordatissime chitarre, una notte in cui nascevano o finivano amori di una vita o si consumavano avventure di poche ore. Una festa dal retrogusto un po’ amaro per l’avvicinarsi della fine delle vacanze, ma anche spensierato per la consapevolezza di avere ancora da vivere più di un mese al sole lontani dai banchi di scuola. Una giornata di feste paesane, di colorate processioni, di struscio serale, di fuochi d’artificio. Il calcio, per dire la verità, era sempre presente nelle discussioni da spiaggia ma, per l’appunto, era ancora “calcio d’agosto”: amichevoli dagli improbabili risultati in doppia cifra, puntuali quanto preventivate sconfitte contro le squadre del nord Europa “perché loro sono più avanti nella preparazione”. Risultati privi di drammi che non lasciavano traccia alcuna.

Che roba da boomer… La folle logica mercificatrice che ha trasformato il passatempo più amato dai latini da rito collettivo della domenica pomeriggio fatto di radioline e schedine del Totocalcio, orari scolpiti nella roccia e stadi stracolmi, in una sorta di costosissimo videogioco virtuale spalmato su quattro giorni per turno di campionato, dopo aver imposto atrocità anglosassoni come il “Boxing Day Game” o il “Monday Night” e violentato Natale e Capodanno, nella prima estate di ritorno alla normalità ha scippato ai suddetti latini anche il Ferragosto. Come se in tutto ciò si possa trovare qualcosa di normale.

Non che il patinato carrozzone televisivo abbia dovuto imporsi con particolare violenza, beninteso: al contrario, è entrato come una lama calda nel burro di un popolo obnubilato da due anni di asocialità che ne ha esasperato individualismi e nevrosi, esaltando la dimensione virtuale a danno del contatto umano. Macché gavettoni, macché amori estivi. Il 15 di agosto 2022 ha già riportato su campi (e divani) nervosismo esasperato, le solite proteste e simulazioni, le inutili esultanze provocatorie sotto la curva avversaria. Ha sdoganato il deprimente spettacolo di due allenatori milionari che si accapigliano a testate come mufloni alla conquista della femmina in calore. Ha riportato sulle tribune, puntuali, i dementi che invocano, rigorosamente in gruppo, l’eruzione del Vesuvio o del vulcano di turno a danno del campanile avversario. Ha totalmente eclissato dai media, anche da quelli specializzati, la marcia trionfale azzurra agli europei di nuoto, solo per citare la violenza più evidente.

Ed infine, l’onta delle onte, il trending topic su social e giornali, l’argomento più dibattuto e dilaniante degli ultimi mesi, quello in grado di scaldare gli animi e gettare ombre sul futuro della Nazione, altro che guerra, clima o crisi di governo: i disservizi di DAZN. Oltretutto siamo costretti, come se non bastassero gli sguaiati piagnistei generali, ad assistere nostro malgrado alle tempestive levate di scudi da parte di tutti gli schieramenti politici che invocano la soluzione del pressante problema dello streaming che “lagga”: la messa a punto dei programmi, la modifica del PNRR, le agende governative durante la più deprimente campagna elettorale dell’epoca repubblicana possono attendere, vengono sfumate sullo sfondo della vera tragedia, quella di non poter seguire in diretta Salernitana-Roma. E così, un po’ per andare a caccia di facili consensi, un po’ perché, tutto sommato, questa classe dirigente il PNRR non sa nemmeno esattamente cosa sia, politici ed intellettuali cavalcano l’onda della protesta social a botte di comunicati stampa e sgrammaticati tweet.

Noi boomer, dal canto nostro, accogliamo lo schermo desolatamente vuoto come un segno divino, oltre che come una benedizione. Mettiamo sul giradischi una compilation di Battisti e ce ne torniamo canticchiando a grigliare salsicce con una birra in mano. Con buona pace del calcio moderno.