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Trieste d’autorità a Reggio Emilia: 79-84

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UNAHOTELS REGGIO EMILIA – PALLACANESTRO TRIESTE: 79-84.

UNAHOTELS REGGIO EMILIA: Anim 5, Reuvers 9, Hopkins 2, Cipolla, Vitali 11, Strautins, Stefanini, Cinciarini 20, Burjanadze 13, Olisevicius 19. Allenatore: Menetti.

PALLACANESTRO TRIESTE: Gaines 0, Pacher 16, Bossi 0, Davis 14, Spencer 5, Deangeli 5, Ruzzier 6, Campogrande 2, Vildera 6, Bartley 17, Lever 13. Allenatore: Legovich.

Arbitri: Rossi, Paglialunga, Capotorto.

Parziali: 10-18, 26-36, 46-56, 79-84.

(Photo credit: Sito ufficiale della LBA)

Seconda vittoria esterna per i biancorossi di coach Legovich, che conducono dal primo all’ultimo minuto al Palabigi contro una squadra ferita ed in grande difficoltà, ma proprio per questo pericolosissima. La Unahotels veniva da tre sconfitte consecutive che assomigliano molto, per atteggiamento e lacune tecniche, al disastroso inizio di campionato di Trieste. Due di queste debacle erano arrivate contro avversarie dirette per la salvezza, in casa con Verona ed in trasferta con Scafati, per cui, alla terza partita consecutiva di importanza cruciale, ma ormai con le spalle al muro, era lecito aspettarsi una reazione d’orgoglio, in un palazzetto ben deciso a supportare la rinascita di Cinciarini e soci. A Reggio Emilia, dunque, era fondamentale per Trieste smorzare da subito la foga agonistica con la quale i padroni di casa avrebbero iniziato l’incontro, tarparne l’entusiasmo, evitare di mettere in ritmo i tiratori e difendere durissimo nel pitturato. Piano realizzato con precisione esiziale: Trieste anticipa con precisione millimetrica Hopkins e Reuvers, costretti a cercare sistematicamente conclusioni da lontano non nelle corde specialmente del primo, e sporca ogni singola linea di passaggio a liberare i micidiali tiratori emiliani. Quando Vitali, Cinciarini e Olisevicius riescono a concludere lo fanno sempre fuori ritmo, ricavandosi più per esperienza che per costruzione tiri frutto di iniziative isolate a bassissima percentuale. Il miglior assistman del campionato, Andrea Cinciarini, si specchia in modo troppo autoreferenziale nella sua specialità sbagliando in avvio tre passaggi cervellotici che si tramutano tutti in altrettante palle perse. Trieste prende coraggio, ora è dotata di rotazioni profondissime, Legovich può ruotare 11 giocatori in grado di mantenere costante il rendimento. Il coach si può permettere di tornare all’antico riproponendo Campogrande in quintetto al posto di Gaines, ma il risultato non cambia. Spencer, quando cerca soluzioni che non siano l’appoggio dentro il ferro possibilmente schiacciato, non è mai in grado di centrare il bersaglio, ma difende duro e cerca di mascherare le evidenti lacune tecniche improvvisandosi intimidatore sotto canestro. Legovich lo relega in panca? Vildera è in grado di sostituirlo alla grande, rivelandosi sempre più un giocatore di una utilità inestimabile, oltretutto dotato di insospettabili ed inattese doti tecniche. Gaines sbaglia ogni singolo tiro che tenta? Ci sono Bartley, Ruzzier ed anche Bossi in grado di supplirne l’abulia. Pacher è gravato da falli? C’è Lever tornato in forma smagliante, infallibile al tiro, duro in difesa, dotato di gran senso della posizione a rimbalzo, freddo nei momenti decisivi. In altre parole, fin dalle prime battute Trieste toglie ogni punto di riferimento a coach Menetti, scombina le carte rendendo inutile un piano partita incentrato sulla difesa aggressiva su Bartley e Davis e sulla circolazione della palla in attacco in modo da innescare i tiratori. E’ così che Trieste, dopo aver gettato immediatamente acqua sul fuoco iniziale, inizia a prendere quota in attacco, distribuendo equamente le responsabilità, giocando con grande pazienza, cambiando vorticosamente lato per liberare i tiratori o utilizzando il più classico dei giochi alto-basso sfruttando la buona serata di AJ Pacher e Giovanni Vildera. Trieste si prende quei 7 punti di vantaggio che diventano 10 alla fine del primo tempo e che saranno decisivi per riportarsi a casa i due punti. Nel terzo quarto Menetti la mette sulla corrida: si corre tantissimo, si tira tantissimo, si sbaglia tantissimo. Cinciarini e Olisevicius chiamano il pandemonio al Palabigi dopo ogni canestro, il pubblico risponde nel momento di massimo sforzo reggiano: la Unahotels tenta di rientrare sul -6, ma è qui che arriva un altro segnale fondamentale da parte triestina: la squadra, ormai, è matura, non si scompone davanti alle fiammate avversarie, non si lascia influenzare dall’ambiente. Un paio di canestri di un Bartley che quando innesta il 4+4 risulta imprendibile per qualsiasi avversario in Italia rimettono le gerarchie a posto, nonostante il tentativo di blitz il gap torna in doppia cifra. Nel finale del quarto, Nonostante i prolungati scricchiolii in attacco, Trieste non paga dazio grazie alle insufficienti percentuali da tre di Reggio Emilia, che grazia gli ospiti più volte con errori su tiri da oltre l’arco presi piedi a terra e con chilometri di libertà. Reggio Emilia si demoralizza, Trieste riprende coraggio, raggiunge anche 15 punti vantaggio, le gerarchie sono ristabilite. Il terzo quarto si chiude in pareggio, i dieci punti di margine, nonostante la bagarre, rimangono immutati. Si entra nell’ultimo quarto con Trieste che sembra totalmente in controllo: nonostante Gaines continui cocciutamente a rifiutarsi di mettere dentro anche un singolo canestro, salgono in cattedra Bartley, Davis, Pacher e, alternandosi, Lever e Vildera. A cinque minuti dal termine subentra forse un po’ di stanchezza, con Reggio Emilia che tenta il tutto per tutto. Oltre alla stanchezza, Trieste commette probabilmente l’errore di considerare finita la partita troppo presto, oppure comincia a provare un po’ di paura di vincere. Più probabilmente un mix di tutto ciò porta ad abbassare la guardia in difesa, con raddoppi inesistenti ed aiuti troppo in ritardo sugli scarichi: Reggio Emilia entra in ritmo, i suoi tiratori, Olisevicius ed un inatteso Burjanadze violentano a ripetizione la retina ospite con tiri talvolta disperati quanto insensati, ridando coraggio e speranze. Il vantaggio biancorosso si assottiglia pericolosamente, fino a ridursi a due possessi. Ma è troppo tardi, anche perché, se da un lato Michele Vitali sbaglia clamorosamente un rigore da sotto, dall’altra Michele Ruzzier è freddissimo dalla lunetta e ruba un pallone alla Pajola andando a concludere in sottomano. Non c’è più tempo per eventuali clamorosi comeback nemmeno con il fallo sistematico, che infatti Reggio Emilia evita di commettere. L’unico peccato, del tutto veniale, è aver rinunciato a massimizzare il distacco in vista di una differenza canestri che potrebbe rivelarsi decisiva a fine stagione. Due punti, comunque, dal valore del platino tornano sotto San Giusto assieme a giocatori che finiscono nuovamente in lacrime, ma stavolta, a differenza di sette giorni fa, sono lacrime di gioia. Reggio Emilia, invece, rimane in preda ad una crisi che pare senza fine, sul fondo della classifica, staccata anche da Trieste. La posizione di Menetti è fortemente in bilico, alla vigilia di un ciclo di partite terrificante: situazione che in casa alabardata suona vagamente familiare.

Pacher, Davis, Bartley a fine partita

Nella giornata fallimentare di Gaines (zero per cento al tiro su sette tentativi e -3 di valutazione) ed insufficiente di Spencer (5 punti e tre rimbalzi per un modesto 3 di valutazione) Legovich ottiene tantissimo da un Pacher e da un Lever pressoché perfetti, in un reparto che assieme a Vildera annulla completamente lo spauracchio Hopkins ed il modesto Reuvers. Ruzzier rimane 18 minuti in campo ed è autore delle due giocate decisive. La spartizione di responsabilità con Davis libera quest’ultimo dal peso di troppi minuti passati a tirare da solo la carretta della regia, lasciandolo lucido per i momenti decisivi nell’ultimo quarto. Ancora troppo poco da Luca Campogrande, che non sfrutta l’occasione di ripartire fra i primi cinque: l’impressione è che quando riuscirà una buona volta a sbloccarsi al tiro sarà un’ulteriore freccia all’arco del coach. Da non sottovalutare l’ottima prova di Lodo Deangeli, sempre più conscio del suo ruolo, sempre più autoritario, sempre più determinante in difesa e sicuro in attacco.

Ora Trieste è a un bivio: alla vigilia di due partite difficilissime ma non impossibili contro Brindisi e a Varese, prima del rush finale contro le dirette avversarie per la salvezza, può infilare una sequenza di vittorie che potrebbe cambiare completamente le sue prospettive in campionato. Si comincia domenica sera contro Brindisi, che oggi ha vinto nettamente su una Reyer largamente al di sotto delle attese: questa squadra, con questo atteggiamento, con giocatori che dimostrano di tenerci ben al di là dell’ingaggio, con un mood arrembante che colma le lacune tecniche, ha bisogno e, di più, merita una platea consona al rango della sua tradizione. E’ una call to action che sicuramente diventerà il leit motif della prossima settimana.

I nostri voti ai biancorossi: Pacher 8, Lever 8, Vildera 7+, Deangeli 7, Gaines 4, Bartley 7+, Davis 6+, Spencer 5+, Bossi sv, Ruzzier 7, Campogrande 5. Marco Legovich 8+

La classifica dopo 9 giornate

1.Virtus Segafredo Bologna18
2.Emporio Armani Milano16
3.Bertram Tortona14
4.Dolomiti Energia Trentino12
5.OpenJob Metis Varese12
6.Carpegna Prosciutto Pesaro10
7.Germani Brescia10
8.Happycasa Brindisi8
9.Umana Reyer Venezia8
10.Pallacanestro Trieste6
11.Banco di Saredegna Sassari6
12.Givova Scafati6
13.Ge.Vi. Napoli6
14.Tezenis Verona4
15.Unahotels Reggio Emilia4
16.NutriBullet Treviso4