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Andante con brio: per Trieste è la Settima sinfonia

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(Photo courtesy TeleRama News)

HDL NARDO’ BASKET – PALLACANESTRO TRIESTE 75-83

HDL Nardò Basket:Parravicini 10, Smith 21, Iannuzzi 10, Ferrara 6, Baldasso 0, Stewart Jr. 19, Maspero 2, La Torre 5, Barbone ne, Scarano ne, Donda 2, Borra ne. Allenatore: G. Di Carlo. Assistenti: G. Castellitto, G. Bjelic.

Pallacanestro Trieste:Bossi 0, Filloy 0, Reyes 23, Deangeli 0, Ruzzier 14, Campogrande 16, Candussi 10, Vildera 13, Ferrero 0, Brooks 7. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni.

Parziali: 14-17 / 23-16 / 15-22 / 23-28

Progressivi: 14-17 / 37-33 / 52-55 / 75-83

Arbitri: E. Boscolo Nale, F. Terranova, D. Calella.

Arriva la settima vittoria consecutiva, la quarta in trasferta, per la Trieste di Jamion Christian, che dopo il suo “ottobre nero” trova la continuità, la cattiveria e la convinzione che erano state le grandi assenti nella prima parte di stagione, qualità che le permettono di tenere il passo forsennato del quartetto di testa. Partita importantissima quella di Lecce contro Nardò, prima di tutto perché si trattava di una verifica su un campo difficile, contro una formazione ostica dal punto di vista atletico, forte dal punto di vista mentale, dotata della coppia di americani probabilmente meglio assortita in tutto il girone Rosso, che esprime un gioco complementare a quello che è più congeniale a Trieste. Ma importante anche perché arrivava in una giornata di scontri diretti, in cui le carte in vetta, dopo settimane di sostanziale equilibrio, si sarebbero per forza di cose scombinate, con Forlì (al terzo supplementare nelle ultime due partite) che raggiunge Bologna in vetta e Verona che perde terreno.

Trieste capitalizza una settimana intera di allenamenti intensi, in parte dedicati ad accrescere il grado di consapevolezza e proseguire sul percorso di affinamento dei minimi particolari offensivi e difensivi, dall’altro a preparare con tutta calma la partita in Puglia, sfruttando al massimo le inevitabili tossine presenti nei muscoli degli avversari, reduci da una maratona da cinquanta minuti persa contro Forlì appena tre giorni prima. In effetti la squadra di Christian è brava proprio nell’aspettare, nonostante una fase centrale di partita dalle statistiche rivedibili, l’inevitabile calo fisico degli avversari, e conseguentemente della loro lucidità soprattutto offensiva.

Nel primo quarto i biancorossi partono bene, difendendo in modo credibile proprio lì dove si attendeva maggiore sofferenza, nel pitturato, dove Nardò può disporre in abbondanza di centimetri e chilogrammi. In effetti, il ritmo ordinato da coach Di Carlo è compassato proprio perchè è evidente che la sua squadra sarebbe stata stritolata da alta velocità, contropiede, run and gun. I pugliesi cercano con continuità di servire i lunghi sotto canestro, ma i biancorossi blindano il pitturato rendendo nulla la produzione offensiva di Nardò. Per contro, Trieste non ne approfitta completamente in attacco, dove litiga con il canestro, dove perde qualche pallone di troppo, dove non riesce ad affondare un colpo che, per quanto in nessun caso sarebbe potuto essere decisivo, perlomeno avrebbe messo immediatamente gli avversari nelle condizioni di dover rincorrere con qualche affanno. Ed infatti Nardò, che ritrova dopo qualche settimana l’apporto imprevedibile di Russ Smith, non si lascia distanziare, ed anzi ribalta completamente l’inerzia nel secondo quarto grazie allo stesso playmaker americano, ad un sempre solido Stewart ed agli appoggi da vicino di La Torre e Iannuzzi. Nel momento di massimo sforzo, dall’altro lato del campo, Nardò eccede nella pressione difensiva commettendo il quarto fallo di squadra quando mancano più di cinque minuti dalla fine del primo tempo: Trieste, però, non ne approfitta, sbagliando ben 7 dei 16 tiri liberi che ha l’opportunità di tentare. In ogni caso la squadra di Christian attende sorniona che si compia l’apice dello sforzo fisico e mentale pugliese, limitando decisamente i danni con soli 4 punti da recuperare a metà partita. Nella ripresa l’elevazione di ritmo è evidente: Reyes ricuce il gap in un amen, ma Nardò non molla, anche se la sua produzione offensiva comincia a concentrarsi quasi esclusivamente nelle mani dei due americani, che trovano canestri di buona fattura ma totalmente avulsi da un gioco d’insieme o da tiri ben costruiti, il che rende gli attacchi dei padroni di casa piuttosto prevedibili. Ciò nonostante, Trieste non riesce a scrollarsi di dosso l’avversaria, che anzi per più volte riprende inerzia e comando nel punteggio, sebbene inizi ad abbassare progressivamente percentuali e numero di rimbalzi conquistati, elevando invece in modo pesante il numero di palle perse. Trieste, dal canto suo, continua a trovare sempre protagonisti differenti anche nell’arco dei quaranta minuti. Candussi continua il suo periodo non particolarmente brillante (sebbene chiuda con una doppia doppia ed il 50% al tiro, anche se pare abbia perso il tocco magico da oltre l’arco), ma c’è Vildera che nel pick and roll è divenuto il terminale più credibile della squadra, che infatti è puntuale nel servirlo a ripetizione totalmente libero sotto il ferro. Brooks (a parte l’ottimo inizio di partita) non è affidabile come al solito in attacco nei momenti caldi dell’incontro, ma c’è il fosforo di Michele Ruzzier, la cui prestazione si eleva dal punto di vista qualitativo a mano a mano che si alza l’importanza dei possessi. E poi c’è la solidità “silente” di Justin Reyes, che fa cose semplici ma letali, realizza 23 punti in pantofole dominando sia in attacco che in difesa. Ed infine, quando serve piazzare un break che alla fine si rivelerà decisivo perchè Nardò non sarà in grado in nessun modo di ricucire, arriva la sequenza da tre di Luca Campogrande, 50% nelle triple, 100% da due e 16 punti alla fine per lui. Il finale è senza storia, con Nardò costretta ad andare velocemente al tiro senza averne la lucidità, con i suoi due americani costretti dalla difesa triestina a cercare e trovare conclusioni difficilissime a bassissima percentuale, e Trieste -che torna a schierare il suo quintetto più affidabile- che si “accontenta” di fare quello che basta per tenere gli avversari alla distanza di sicurezza di tre possessi.

Se da un lato sono ben 4 i giocatori di Christian in doppia cifra, resterebbe da analizzare la “virgola” contemporanea di Bossi, Deangeli, Filloy e Ferrero, con soprattutto gli ultimi due vittima di una involuzione che sarebbe preoccupante se non fosse compensata da una profondità del roster tale da neutralizzarne l’effetto. Ma nel medio lungo periodo, con una stagione così lunga e così tante partite ancora da disputare ci sarà inevitabilmente bisogno del loro essenziale apporto, ed un lavoro specifico andrà eseguito per riuscire a riportarli a bordo.

Dopo la “forzata” doppia trasferta, domenica prossima si torna in via Flavia per la rivincita contro Cento: all’andata la sconfitta contro gli emiliani, arrivata al supplementare dopo che Trieste era andata sul +20 a 17 minuti dalla fine, fu il detonatore delle peggiori tre settimane consecutive trascorse dalla Trieste cestistica negli ultimi cinque anni. Subito dopo sarà già tempo di scontri diretti, con i due match di lusso nel periodo delle feste, a Bologna l’antivigilia di Natale ed in casa contro Verona il penultimo giorno dell’anno. Un miniciclo che ci dirà molto (ma non tutto) della solidità delle rinnovate ambizioni biancorosse.