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Il paradosso delle conoscenze e la “collocabilità” della competenza

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Il cinesino di Arsene Wenger

Arsene Wenger usava piazzare un cinesino in posizioni di campo apparentemente insignificanti. Sembrava che lo piazzasse “esattamente lì”, al millimetro… Ovviamente, ai numerosi allenatori che seguivano i suoi allenamenti, ciò non è sfuggito… Alla sera, discorsi su discorsi, ipotesi su ipotesi, riflessioni su riflessioni… Gruppi di allenatori che amattiscono per spiegare il significato di quel singolo cinesino, messo lì, con estrema cura… Un giorno decidemmo di andare a chiederglielo. Si mise a ridere: “Quel cinesino non significa assolutamente nulla! E’ solo un modo per prendervi un pò in giro…”Il cinesino di Arsene Wenger è una metafora; rappresenta la curiosità, la voglia di guardare un pò tra le righe, sopra, sotto, di guardare al calcio da prospettive diverse insomma.

Capitolo Due: “Il paradosso delle conoscenze e la collocabilità della competenza”

Nella società odierna, da taluni chiamata post-industriale, da altri globalizzata, da molti anche la società dell’informazione o della conoscenza, a seconda dei punti di vista e delle enfasi. 

Ormai le conoscenze si comprano e si vendono… Se funzionano o sono effettivamente adatti alla nostra realtà, interessa a pochi… Puoi comprare tutto: percorsi formativi, progressioni didattiche, proposte di ogni tipo, volumi di esercitazioni; non c’è concetto o idea che uno non possa acquistare… Ma c’è una cosa che uno non può acquistare: il contesto. Sarà il contesto operativo a caratterizzare il lavoro che farai… La proposta operativa assume così una valenza diversa, specifica, multidimensionale… Non a caso quando si parla di competenza, ci riferisce ad una struttura concettuale “a cipolla”, multistrato appunto… Concetto banale ma decisivo: è il contesto che ci permette di parlare di competenza e non solamente di conoscenza…

Nel periodo caratterizzato dalla chiusure e/o dalla sospensione dell’attività, vi  è stato un proliferamento quasi incontrollato di webinar, tavole rotonde, aggiornamenti e chi più ne ha, più ne metta… Da diverso tempo sono convinto che in realtà, nonostante questa proliferazione di conoscenze, non vi sia un parallelo sviluppo dell’efficacia vera e propria delle proposte e – ben più importante – non è sufficientemente sviluppata la capacità di selezionarle. 

Abbiamo alla fine un’infinità di proposte, caratterizzate da approcci specifici piu’ o meno originali, proposte supportate da corpose tesi e teorie, ma raccogliamo poco… Troppo poco per quello che “il mondo” ci offre in termini di risorse (leggi conoscenze) … Forse abbiamo troppa fretta, forse non concediamo al nostro lavoro il tempo di consolidarsi, di maturare, forse dobbiamo trovare il modo di sistemare un pò le cose… Fatto sta, che sono sempre più convinto che la situazione dello sport (locale e non) sia in uno dei suoi momenti meno felici! Non perché una volta non fosse stato peggio, ma perché oggi, con tutto quel “ben di Dio” di conoscenze che abbiamo a disposizione, non riusciamo ad ottenere neanche parte dei risultati ottenuti una volta, con molte meno risorse e con molte meno conoscenze… Paradossalmente dunque, forse una volta erano più competenti, pur disponendo di meno conoscenze….Chi dunque ha avuto un impatto più significativo?

Sembra che il concetto di competenza sia nato nei paesi anglosassoni, a corollario di una società detta post-industriale, dove si doveva “misurare” e “quantificare” tutto, per prima l’abilità e l’efficacia degli operai! Bene, facciamolo! “Misuriamo” il nostro movimento calcistico (parlo del calcio giovanile, perché è il settore che più mi è vicino)… Con cosa lo misuriamo? Con i trofei o i campionati regionali vinti? Dal numero di ragazzi mandati nei professionisti? Vi è forse stata una crescita qualitativa/unitaria/complessiva del movimento calcistico locale? É stato migliorato il discorso dell’abbandono sportivo precoce dei ragazzi? É forse migliorata la qualità complessiva del gioco delle nostre squadre? Abbiamo forse minori spese? É forse migliore il ruolo del calcio come mezzo di aggregazione, inclusione e promozione sociale? Giudicate voi!