No, non c’è giustificazione che tenga. No, “non contiamo nulla in Lega perchè hanno rigettato il ricorso”, dopo che un paio di idioti, invece di tenere le proprie mani ben salde sotto le natiche durante la partita contro Trento hanno ritenuto legittimo decidere in autonomia per altre 6000 persone di far finire qui la stagione casalinga, non ha consequenzialità diretta con quanto avvenuto negli ultimi cinque giorni, perchè è anche giusto arrendersi all’evidenza del fatto che la punizione, per quanto dura e forse sproporzionata rispetto ai danni realmente causati, sia sacrosanta. E no, non ha alcuna importanza specificare da che settore è partita la bottiglietta incriminata di aver colpito (senza danno) un arbitro, perchè gli oggetti -comprese le monetine ed il bicchiere di birra non notato- sono piovuti da ogni dove, usciti trasversalmente da mani di ogni età e sesso, accomunate esclusivamente dalla follia coperta dal vigliacco anonimato assicurato dal branco. Peraltro, un teppista irresponsabile è tale ovunque abbia la possibilità di accomodarsi all’interno del palazzo. E comunque, la spada di Damocle che pendeva sulla cupola ramata del Palatrieste per essere stata graziata in analoghe recenti situazioni del tutto analoghe non lasciava presagire nulla di diverso da quanto puntualmente avvenuto. No, non è vero che che altrove succeda di peggio senza conseguenze: citare, ad esempio, Scafati (che di giornate di squalifica, proprio dopo la partita contro Trieste, se ne beccò tre), o in modo anche più esotico, qualche campo greco o serbo di Eurolega (dove le proteste non mancano così come gli arbitraggi scadenti, ma non si vede volare un microbo in campo da decenni anche perchè ne andrebbe della licenza) è solo un patetico tentativo di allineare Trieste, che al netto di un pugno di imbecilli può vantare un pubblico fra i più numerosi, appassionati e competenti in Italia, alle peggiori e criminali fecce europee, come se fosse un vanto. No, non è un bello spettacolo tornare ad assistere, dopo un anno, alle spaccature all’interno della tifoseria, divisa fra chi condanna e si indigna e chi trasla il peccato originale sull’operato di tale o talaltro signore in grigio, giustificando la reazione inconsulta degli eroi della domenica con la inaccettabile provocazione del mondo che trama contro la Pallacanestro Trieste come se interessasse a qualcuno farla perdere apposta. E comunque, l’atteggiamento perlomeno incapace di interpretare il momento (o, in alternativa, l’estrema capacità di farlo) di uno degli arbitri, a quanto pare non nuovo ad episodi analoghi, intriso di protagonismo fine a sé stesso quando non di vera e propria provocazione (volontaria o involontaria che sia non importa) dovrebbe certamente essere notato, stigmatizzato e risolto una volta per tutte dagli osservatori federali, così come dovrebbe essere fatto notare con i pugni sul tavolo dalla società. Però no, nemmeno questo può essere messo sullo stesso piano della reazione: noi siamo meglio di così, possiamo anche decidere di non cascarci, non a questi livelli. E no, non è affatto accettabile minimizzare il danno economico derivante da tali scelte volontarie, non fosse altro perché ad eseguire i bonifici per pagare le multe, e a non incassare l’equivalente del corrispettivo di due probabili sold out è la società e non chi queste scelte volontarie le prende: vuoi dimostrare urbi et orbi il tuo quoziente di intelligenza facendo il tiro al bersaglio? OK, abbi il coraggio di pagarne in prima persona, anche economicamente, il prezzo. Un prezzo, tanto per dire, che va a sostituire (con gli interessi) il maggiore impegno che magari la proprietà sarebbe stata disposta a sborsare per una eventuale aggiunta al roster -del tutto ipotetica- che sarebbe andata ad alimentare le speranze di avanzare nei playoff, e che va certamente ad offuscare l’immagine della città agli occhi di chi dovrà ammetterla in Europa o sponsorizzarne le trasferte. No, non è affatto piacevole assistere oggi al triste spettacolo di tifoserie ben più turbolente di quella triestina -quelle che prendono a bastonate le famiglie in strada o espongono striscioni che offendono storia e decenza- banchettare pubblicamente sulle macerie fumanti del PalaTrieste come educande alla lezione di catechismo: è però un effetto collaterale, un costo accessorio prevedibile ed inevitabile. E assolutamente no, infine: Trieste, il suo pubblico che ne ha passate tante con la schiena dritta, non è questa Terra dei Cachi, non può essere definita a livello nazionale da quattro irresponsabili e dai loro complici morali, con la consapevolezza, però, che la parte a loro complementare, costituita dalla quasi totalità delle persone che amano la Pallacanestro Trieste e che popolano il suo palazzo, in questa situazione siano parte lesa esattamente come il club.
In attesa di una presa di posizione netta, chiara e precisa da parte della società (che avrebbe potuto anche anticipare l’esito del ricorso prendendo le distanze da comportamenti comunque inaccettabili indipendentemente dalle conseguenze) e nella speranza, che molto probabilmente rimarrà vana, dell’individuazione dei responsabili, che in caso sarebbe catartico bannare a vita dall’arena e magari fare oggetto di una azione civile di risarcimento danni, o ancora meglio di una autoaccusa che ribalti il muro omertoso, minimizzante quando non giustificativo che si sta penosamente ergendo attorno a loro, è già ora di capire cosa riserva il futuro. Un futuro non immediato, dal momento che la squadra ora è attesa da due trasferte, per cui non è chiaro quale possa essere la sede delle partite contro Sassari e, se verranno conquistati i playoff, di gara 3 dei quarti di finale (oppure, in caso di tracollo finale, della prima partita casalinga del prossimo campionato). Innanzitutto la sede che ospiterà i due eventi: per regolamento, il campo neutro è scelto dalla Federazione con criteri di neutralità, nel senso che nessuna delle due squadre deve essere avvantaggiata dalla scelta. Difficile, dunque, ipotizzare palazzetti troppo vicini come Cividale o anche Treviso, che consentirebbero se non altro di attenuare l’impatto economico grazie al prevedibile afflusso massiccio di tifosi triestini. Più probabile un impianto adeguato ma lontano, come Bologna, Firenze o, più realisticamente, Verona, con la precisazione che le maggiori spese derivanti dalla trasferta ed eventuali maggiori spese che debbano essere sostenute dalla squadra avversaria saranno a carico della Pallacanestro Trieste.
E poi, una volta passata la tempesta, ci sarà da capire quali saranno le decisioni del club: sicuramente maggiore attenzione nei controlli alle entrate, forse un incremento dell’azione degli steward durante le partite, se non provvedimenti più radicali come il divieto di vendita di generi di consumo in involucri potenzialmente contundenti. Sperando che la proprietà americana, così attenta all’aspetto morale ed etico, così impegnata nel riportare al palazzo le famiglie ed i bambini (che grazie a questa punizione esemplare perlomeno comprenderanno che lo spettacolo al quale hanno loro malgrado assistito non sia affatto la normalità), così attiva nel sociale, disgustata da quanto accaduto, ammettiamolo, in più occasioni, non prenda decisioni più drastiche.
Perciò no, non si può minimizzare quanto accaduto. Non si può catalogarlo come latte versato e pensare alla prossima avventura. No. E’ necessario fermarsi e riflettere, capire quanto e cosa si rischia facendolo, sperare che chi deve vergognarsi -pur rimanendo impunito- abbia l’onestà intellettuale di riuscirci, e fare anche in modo che nessuno, in prima persona o da testimone, permetta che uno schifo simile possa ripetersi.
PS: chiunque si riconosca nell’immagine di copertina ha la coda di paglia. E’ solo la rappresentazione di ciò che l’intelligenza artificiale pensa di lui…