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L’essenzialità di Mulej contro il pericolo dell’entropia da lockdown nello sport

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Il cinesino di Arsene Wenger

Arsene Wenger usava piazzare un cinesino in posizioni di campo apparentemente insignificanti. Sembrava che lo piazzasse “esattamente lì”, al millimetro… Ovviamente, ai numerosi allenatori che seguivano i suoi allenamenti, ciò non è sfuggito… Alla sera, discorsi su discorsi, ipotesi su ipotesi, riflessioni su riflessioni… Gruppi di allenatori che amattiscono per spiegare il significato di quel singolo cinesino, messo lì, con estrema cura… Un giorno decidemmo di andare a chiederglielo. Si mise a ridere: “Quel cinesino non significa assolutamente nulla! E’ solo un modo per prendervi un pò in giro…”Il cinesino di Arsene Wenger è una metafora; rappresenta la curiosità, la voglia di guardare un pò tra le righe, sopra, sotto, di guardare al calcio da prospettive diverse insomma.

Capitolo Sei: “L’essenzialità di Mulej contro il pericolo dell’entropia da lockdown nello sport”

Matjaž Mulej, economista, padre fondatore di un particolare approccio verso le problematiche economiche che si basano su alcuni princìpi portanti, tra i quali la legge sulla necessaria e sufficiente unitarietà e il pericolo dell’entropia. L’unitarietà e fondamentalmente uno “stato” dove convivono contemporaneamente (!!!) più aspetti, considerati essenziali. Ok, direte: “Ma quali sono questi aspetti essenziali?”. Dipende dal quello che noi, in quel momento, consideriamo essenziale in base al nostro sistema di valori, alla nostra riflessione e alle nostre conoscenze/competenze. Il problema è che questi aspetti essenziali devono essere soddisfatti contemporaneamente! La famosa Superlega è un esempio lampante di idea non sufficientemente unitaria: soddisfatti i presidenti, soddisfatti gli sponsor, soddisfatte le TV, insoddisfatti tutti gli altri…. 

E la realtà triestina? Chi può veramente sentirsi soddisfatto della situazione sportiva (penso soprattutto a quella del calcio giovanile) attuale a Trieste? I risultati sono così così, il movimento risente – purtroppo – della crisi economica, sociale (così almeno dicono), ma soprattutto di idee: i giocatori cercano di andarsene, gli allenatori boccheggiano, la “dottrina” che si sta incartando su se stessa, in questa continua ricerca di essere originali in un contesto dove l’originalità stessa stenta a manifestarsi, vista l’assenza della componente principale affinché essa si concretizzi: l’unitarietà, appunto.

Uno stato entropico (cit. Mulej) – oggi verrebbe da dire bolla – dove non c’è sufficiente scambio di energia (idee-informazioni), dove c’è scarso confronto, dove gli eventuali “attrattori” vengono stoppati anche da piccoli interessi personali, ma soprattutto, dove molto spesso – purtroppo – questa necessità non viene neanche percepita, oppure peggio, volutamente trascurata…

Un pò com’è successo durante il periodo del famoso lockdown. La pausa-isolamento forzata avrà delle conseguenze che si evidenzieranno su livelli diversi. Ormai le ricerche scientifiche hanno già ampiamente sottolineato un calo molto accentuato di alcuni parametri motori, che si manifesteranno, in futuro, attraverso alcuni deficit nell’area delle componenti della resistenza, ma soprattutto, nell’area della coordinazione motoria, con tutte le conseguenze del caso. E sono tante… Per non parlare dei deficit a livello di rapporti interpersonali, affettivi e di altro tipo…che si stanno esprimendo – purtroppo – dappertutto, a scuola, con gli amici…

La dottrina sportiva ufficiale è stata più o meno mutilata da vincoli suggeriti dalla politica e dalle istituzioni. La FIGC, come penso tutte le istituzioni sportive federali, ha opportunamente codificato una serie di approcci metodologici con l’intento di ridurre il gap di opportunità (motorie, tecniche, emozionali…) che solo una partita “vera” può offrire. 

L’entropia (concetto rubato alla termodinamica) va evitata aprendosi, confrontandosi, collaborando, costruendo insieme! E cos’è la tattica se non collaborazione? Collaborazione tra due compagni di squadra, di reparto, collettiva, in difesa, in attacco…Sempre di collaborazione si tratta. La paura è che il lockdown sia stato interpretato in maniera integrale (radicale), proponendo l’attività individuale come unica antitesi: la realtà è che due giocatori possono collaborare anche a 20m di distanza, sia in attacco che in difesa… Credo che sia questa una delle conseguenze più gravi che il Covid ci ha lasciato in dote: trascurare la collaborazione, perché ci hanno detto che non si può stare fisicamente vicini…

Ma non tutti i mali vengono per nuocere! Chi dispone di una buona dote di autocritica, avrà certamente capito “dove andare a parare” nell’eventualità che tale sciagura si ripeta. Molti colleghi si sono reinventati come motivatori, educatori, allenatori personali, esperti in logistica ed organizzazione… Hanno rivisto il loro repertorio di competenze, molto probabilmente lo hanno implementato nel senso della loro complessità. Hanno fatto una specie di “tagliando” della loro professionalità, elevandone il grado di efficacia. Paradossalmente il lockdown ci ha fatto migliorare in questo senso… per chi ha voluto farsi migliorare ovviamente.