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Mi presento

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Ciao a tutti, essendo il primo capitolo di molti mi presento. Mi chiamo Sofia Cerebuch, ho 20 anni, e ho fatto una scelta: trasferirmi in America. Ebbene sì, quasi 6 mesi fa ho preso un aereo di sola andata, direzione Omaha, Nebraska, dove a 10 minuti di macchina è situata la mia nuova casa, l’IOWA WESTERN COMMUNITY COLLEGE. Ma la vera domanda rimane una… perché? Dovete sapere che da quando ho 6 anni ho iniziato a giocare a pallavolo e la mia vita, da quel giorno, è girata sempre attorno a questo magnifico sport fino ad arrivare, 10 anni dopo, ad entrare in squadre militanti in campionati nazionali trasferendomi in giro per l’Italia e lontano dalla mia città natale. E quattro anni dopo, un giorno d’aprile dell’anno scorso, mi sono fermata a riflettere sulla mia vita e su cosa volessi fare del mio futuro, perché, senza girarci troppo attorno, vivere di sport al giorno d’oggi è davvero complicato e nonostante la pallavolo sia la mia passione ad un certo punto l’età mi costringerà a fermarmi. Ed allora, a quel punto, è subentrato il pensiero: ”Che faccio dopo?” Dagli ultimi due anni delle superiori ho capito di voler fare delle parole il mio lavoro, e il giornalismo da subito mi è parso un lavoro che mi si addicesse, e da lì è iniziata la mia ricerca della facoltà giusta per intraprendere questo percorso lavorativo, ma c’è un problema: in Italia esiste la scuola di giornalismo ma non un corso di laurea. Possiamo dire che pure questa volta la fortuna ha girato dal lato giusto, ed infatti poco tempo dopo mi è arrivato un messaggio da una agenzia che recluta atleti di categorie nazionali per fargli vincere borse di studio e mandarli a studiare in America grazie al proprio sport, e proprio così è stato: due mesi e mezzo dopo mi sono ritrovata da sola su un aereo direzione muovo mondo.

Trasferirmi in America è stato surreale, in più una borsa di studio sportiva, avendo la possibilità di studiare esattamente ciò che cercavo, mi sembrava fantascienza. Lasciare casa e cambiare continente è stato molto entusiasmante da una parte, ma è stato anche molto difficile. Proprio in queste situazioni ci si rende davvero conto di quanto si è diversi, e non per forza deve passare di mezzo un continente, perché spesso anche gli stessi internazionali come me sembrano appartenere a un mondo completamente diverso, quindi l’adeguarsi ai nuovi usi, costumi e ad una nuova lingua, è stato il primo passo di questo percorso che si protrarrà per altri 4 anni. L’America differisce davvero per tutto, infatti anche dal punto di vista sportivo sono molto distanti da noi: in primis, per loro lo sport avviene sempre all’interno degli edifici scolastici come ad esempio le scuole superiori e, per l’appunto, i college; e sono molto seguiti tanto da essere, in certi casi come la pallavolo, il livello più alto presente sul territorio. Un altra differenza molto importante sono i campionati, che infatti iniziano sempre a metà agosto per protrarsi solamente un po’ più di tre mesi, dove si è costretti a giocare quattro partite settimanali per un totale di 38 partite, che sono l’esatto numero disputato in un campionato pallavolistico italiano di B1, però su una durata di 8 mesi.

Essere uno studente atleta negli Stati Uniti ti porta ad essere un gradino del podio sopra gli altri, al contrario di quanto succede in Italia dove, da un punto di vista personale, è stato considerato in alcune situazioni un disvalore da troncare il prima possibile. I miei allenatori dicono che essere uno studente atleta è un privilegio, ma io aggiungo che dietro questo privilegio ci sono anche tanti sforzi, rinunce, decisioni difficili ma soprattutto tanta passione e dedizione. La mia vita gira unicamente attorno a due cose: lo studio e la pallavolo, e bisogna eccellere in entrambe se si vogliono realmente realizzare i propri propri sogni ed obiettivi. Fare parte della categoria dello studente atleta è importante, perché viene riconosciuto da tutti come tale, ed i riflettori, di conseguenza, sono sempre puntati, e tutti sono pronti a lodarti o ad ammonirti in base alle tue azioni. Il tempo per lo svago da quando sono arrivata in America è davvero poco, e anche l’uscire dal college per andare ai grandi magazzini per comprare cibo o lo stretto indispensabile per le camere è quasi una festa.

Ma tornando al sodo, la vita di un atleta è divisa in due parti: il primo semestre, quello autunnale, quando si disputa il campionato; e quello primaverile, durante il quale ci si prepara e ci si allena in vista della stagione autunnale successiva. Ma le settimane in tutti e due i semestri procedono più o meno nello stesso modo. Infatti, oltre agli allenamenti giornalieri, un’altra parte molto importante sono le sedute di sala pesi, i meeting dove si fa il punto della situazione ma si parla anche di avvenimenti personali che aiutano il gruppo ad essere squadra, ed infine le sedute di filmati durante le quali si guardano partite o allenamenti passati.

Il mese di gennaio è proprio l’inizio del semestre primaverile e quindi il vero inizio della preparazione per il prossimo anno accademico: vi racconterò tutto ciò che succede ed i vari retroscena di questo periodo nel prossimo capitolo della mia vita in America.