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Sport e salute mentale

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Ciao a tutti, oggi torno con un nuovo capitolo un po’ diverso dai precedenti. Parlerò sempre di America, non da un punto di vista descrittivo della mia esperienza ma con il desiderio di condividere con voi qualcosa che ho imparato da quando mi sono trasferita negli States. In rete al giorno d’oggi si sente parlare molto di salute mentale, che viene considerata da molti ancora un tabù da tenere all’interno delle mura domestiche, e non di certo un argomento da sbandierare ai quattro venti. La mia domanda di oggi è: “ Quante volte avete sentito parlare di salute mentale e sport in Italia?” Be vi rispondo io…non abbastanza. Documentandomi in Internet ho trovato numerosi articoli che fanno riferimento a come la salute mentale degli atleti sia ancora un ambito poco studiato e non considerato con la giusta rilevanza. Oggi ho deciso di portare questo argomento perché penso sia un qualcosa che tutti noi dovremmo conoscere, e posso dire che da quando sono arrivata negli Stati Uniti ho analizzato, studiato e avuto la possibilità di avere numerosi e molti interessanti scambi di opinioni con persone competenti. 

Uno dei più grandi stereotipi dello sportivo, è che oltre la forza fisica presenta anche una forza mentale superiore ai non atleti, in quanto si pensa che essere atleti sia paragonabile a salute, che ogni atleta abbia le capacità di andare oltre alla fatica e alla stanchezza pur di raggiungere l’obbiettivo, ma sorpresa… non è proprio così! Gli atleti di qualsiasi livello, pure i nostri più amati idoli sono persone comuni, che con passione e duro impegno, lavorano sul proprio corpo per migliorarsi e raggiungere il proprio massimo, ma spesso per raggiungere quell’obiettivo bisogna fare i conti con la propria testa, e affinché ciò avvenga bisogna ammettere il problema e lavorarci a lungo. 

Il primo giorno che sono arrivata in America, esattamente il 3 agosto 2023, abbiamo avuto il nostro primo meeting di squadra, dove abbiamo parlato di obbiettivi e programmi per la stagione. Come potete ben immaginare, il mio inglese all’epoca era piuttosto precario, e quando grazie alle mie conoscenze linguistiche ho captato le parole “incontri” e “psichiatra” sono rimasta piuttosto sbalordita. Il mio primo pensiero all’epoca è stato per quale strano motivo dovessi parlare con uno psichiatra… sono qua per giocare a pallavolo mica per farmi psicanalizzare. Poi quando ho incontrato per la prima volta Larry Widman ho capito, e da la mi si è aperto un mondo. Penso che per chiunque non sia un pallavolista americano questo personaggio significhi assolutamente nulla, ma per l’altra categoria, vi posso assicurare che viene considerato come una specie di leggenda che porta le squadre di pallavolo ad un livello successivo, in tutti i sensi. Come vi ho già anticipato, Larry è uno psichiatra, che ha fatto della sua passione per la pallavolo il suo lavoro, infatti sono più di 15 anni che collabora con le più importanti squadre di pallavolo della nazione per costruire la squadra, e la sua mentalità, trasformando ogni singolo atleta in un vincente. Incontro dopo incontro, ho scoperto un nuovo mondo, ho iniziato a pensare alla pallavolo da un altra prospettiva, ho incominciato a vedere opportunità dove prima vedevo problemi e ad analizzare le situazioni in maniera vantaggiosa per me e la mia squadra. 

 

Ad esempio, l’altra settimana ho avuto l’occasione di assistere ad una partita della nuova lega professionistica di pallavolo femminile, che annovera al suo interno anche un mental coach, e posso assicurarvi che guardando oltre al semplice gioco, osservando i comportamenti dei singoli giocatori, si nota perfettamente la componente mentale che si impiega nel gioco e il come l’allenarla porta solamente ad un miglioramento della prestazione individuale, nonché di squadra. 

In conclusione, da quando sono arrivata al college, il termine salute mentale è entrato nella mia quotidianità in maniera dirompente, ed è stato davvero un bene perché ha portato molta consapevolezza in me, e ho visto una nuova possibilità di crescita personale di carattere sportivo. Il più grande insegnamento che ho tratto da questa esperienza, è che non c’è mai limite a ciò che si può imparare, la pallavolo che fa parte da più di due terzi della mia vita, e che pensavo di conoscere in tutte le sue sfumature, ora mi ha aperto nuove strade. Alla fine ho scoperto che c’è sempre un percorso nuovo da intraprendere, magari più lungo e impervio, ma sicuramente più bello e gratificante.