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10 minuti di basket vero sono sufficienti per superare Scafati

Tempo di lettura: 8 minuti

PALLACANESTRO TRIESTE – GIVOVA SCAFATI 64-59

Pallacanestro Trieste: Gaines 10, Pacher 2, Bossi ne, Davis 13, Spencer 3, Deangeli 7, Ruzzier 4, Campogrande 0, Vildera 4, Bartley 16, Lever 5. Allenatore: Legovich. Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.

Givova Scafati: Stone 3, Thompson 11, Okoye 5, Mian 3, Pinkins 21, De Laurentiis ne, Cecchini ne, Rossato 0, Imbrò 3, Butjankovs 0, Tchintcharauli ne, Logan 13. Allenatore: Caja. Assistenti: Ciarpella, Mazzalupi.

Parziali: 15-15 / 9-17 / 15-12 / 25-15

Progressivi: 15-15 / 24-32 / 39-44

Arbitri: Giovannetti, Bettini, Noce

(Photo Credit: sito ufficiale LBA)

Partita brutta, con orrori cestistici che portano a segnare fra i 15 ed i 17 punti a quarto entrambe le squadre (Trieste si supera in una seconda frazione da 9 punti in 10 minuti), poi è sufficiente giocare semplicemente a basket nella quarta frazione, alzando a dismisura l’intensità difensiva e segnando i tiri da segnare, quelli costruiti ragionando, quelli più semplici, per metterne insieme 25 e portare a casa due punti dal peso specifico incalcolabile.

A parte il risultato c’è veramente poco, pochissimo, da salvare in una partita dominata dai tatticismi, con Caja che prevede in maniera chirurgica le mosse offensive di Legovich ed ordina una difesa altissima e super aggressiva sul pick and roll, disinnescando l’asse Ruzzier-Spencer che tanti danni aveva fatto contro Sassari. Aggiungendo la superiorità fisica dei lunghi campani, che tolgono sistematicamente profondità ai pari ruolo triestini, ne esce un attacco biancorosso arruffato e talvolta improvvisato, che si risolve in una quantità abnorme di palle perse (9 nei primi venti minuti) e di tiri cercati negli ultimi secondi di azione da posizioni impossibili ed in situazioni a bassissima percentuale di successo. Trieste viene “graziata” dalle percentuali insufficienti al tiro sia da fuori che da sotto di Scafati, che riesce a sbagliare alcuni tiri da sotto che somigliano da vicino a rigori a porta vuota: in un secondo quarto nel quale gli uomini di Legovich riescono a non andare in doppia cifra di punti segnati, il gap non supera miracolosamente gli 8 punti, frutto di un 8-0 finale degli ospiti alimentato da due perse consecutive, svantaggio con la quale si va negli spogliatoi. Il pubblico triestino, finalmente decente dal punto di vista numerico (più di 4000 i presenti) ed anche da quello del livello sonoro, riprende fiato durante il riposo lungo con più di qualche perplessità. La ripresa non inverte la tendenza: Logan e Thompson approfittano del lungo periodo di rottura offensiva triestina, e Scafati senza strafare, approfittando semplicemente del blocco triestino che non riesce a trovare conclusioni decenti, si ritrova su un +12 che in una partita di questo genere, a metà terzo quarto, sembra una sentenza. Come spesso successo in campionato, è questo il momento della riscorsa di Bartley, fin lì piuttosto silente. E’ il miglior marcatore del campionato, coadiuvato da Corey Davis autore di una tripla con fallo e di una sequenza di tiri liberi segnati da Gaines, a lanciare la rincorsa triestina, che arriva sul -2 ad una manciata di secondi dal termine del terzo quarto salvo poi commettere un’ingenuità che permette a Scafati di riportarsi sul +5 proprio sulla sirena con la bomba di Pinkins. La quarta frazione è tutta da vivere, con Trieste che si riporta quasi immediatamente in parità schierando un quintetto composto da quattro italiani (Ruzzier, Deangeli, Vildera e Lever) con un inedito Gaines in versione difensiva, utilizzando una zona match up tutta grinta e raddoppi, che toglie linee facili di passaggio per le guardie di Caja e chiude in modo clamoroso la porta nel pitturato: difesa che porta enorme fatturato, perché Scafati segna solo grazie alla classe di Logan, Thompson e Pinkins senza trovare fluidità e conclusioni che permettano percentuali decenti da fuori. Il rientro di Davis e Bartley a quattro minuti dalla fine riportano ritmo ed intensità anche in attacco, poi una bomba esiziale di Lodovico Deangeli ad un minuto alla fine mette il punto esclamativo su una vittoria che nessuna alchimia di Caja nell’ultimo giro di lancette riesce a strappare dalle mani triestine, nonostante le due triple finali di Pinkins.

Frank Gaines LBA 2022-2023 PallacanestroTrieste – Givova Scafati Trieste 08/01/2023 Foto F. Ruzzier / Ciamillo-Castoria

Due punti in classifica a parte, della sfida contro Scafati piace, in ultima analisi, l’affidabilità del quintetto “all Italian” schierato con coraggio nel quarto decisivo: motivazioni moltiplicate e prevedibili per i triestini Deangeli e Ruzzier, efficacia imprevista per un Giovanni Vildera che si fa preferire per la sua velocità nell’accettare e provare sempre a difendere sui mismatch che la zona proposta per lungo tempo porta inevitabilmente in dote: efficacia sicuramente maggiore a quella che potrebbero offrire Pacher ed il pur positivo Spencer di questi tempi. Efficacia che va estesa anche ad Alessandro Lever, lasciato a presidiare il pitturato contro Thompson ed Okoye occupando spazi che costringono i lunghi di Caja a cercare a ripetizione conclusioni dalla media e dalla lunga distanza solo parzialmente nelle loro corde. Che l’esperimento possa essere ripetuto nelle prossime partite è tutto da verificare, ma già il fatto che abbia sorpreso un guru dalle soluzioni tattiche imprevedibili come Attilio Caja è di per sé stesso un premio per Marco Legovich.

E’ lo stesso coach triestino, in sala stampa a fine partita, a rispondere ad ogni domanda su aspetti tecnici ed emotivi praticamente nella stessa maniera: teniamoci il 64-59 e questi due punti, ogni altra valutazione potremo farla con calma nei prossimi giorni magari prendendo opportune contromisure, ma quello che contava oggi era solo vincere, anche perché in una giornata che restituisce quasi tutto quanto sottratto da quella di lunedì scorso, con tutte le dirette avversarie sconfitte tranne Napoli che sfrutta l’effetto Pancotto andando a superare in casa una Milano irriconoscibile, non salire a 10 punti avrebbe reso la sfida di sabato prossimo al Palaverde una specie di drammatico scontro salvezza con un unico risultato a disposizione: non che ora una vittoria a Treviso diventi meno importante, ma la si può affrontare con la mente più leggera al netto di qualche tensione registrata in spogliatoio e fuori durante la settimana. A questo proposito, al di là di improvvide quanto inopportune uscite sui social da parte di qualche giocatore (Corey Davis) che fanno filtrare un po’ di nervosismo scaturito dagli inevitabili confronti fra tecnico, società e squadra avvenuti nel post Verona, sembra che tutti e dieci i biancorossi siano tornati a remare nella stessa direzione, con motivazione e determinazione che mascherano gli evidenti limiti tecnici: attualmente, specie contro squadre magari superiori, ma tutto sommato alla portata come Scafati, questo è sufficiente per tenersi in linea di galleggiamento, nell’attesa delle decisioni della nuova compagine sociale su eventuali interventi di maquillage del roster che al momento, per quanto necessari, non sembrano profilarsi all’orizzonte (a meno di improvvise ed imprevedibili occasioni che dovessero presentarsi strada facendo sul tavolo di Mario Ghiacci). Ora Trieste torna nel gruppone delle squadre penultime a 10 punti, scava nuovamente un gap di 4 punti dall’ultimo posto occupato da Reggio Emilia ed ha nel mirino le squadre a 12: in un campionato così equilibrato verso il basso, sono ben 7 su 16 le squadre raccolte in due punti nella seconda metà di classifica, che salgono a 8 comprendendo Brescia a 14. Ma con molte squadre che stanno procedendo ad una decisa rivisitazione del roster e delle conduzioni tecniche, tutto viene rimesso in gioco nel girone di ritorno, che oltre all’assimetricità del calendario potrebbe rivelarsi totalmente diverso da quello d’andata, con rapporti di forza totalmente rivoluzionati.

Le pagelle dei biancorossi

Ruzzier: 6+. Poco produttivo in attacco, realizza due liberi nel finale con grande sangue freddo, ed è uno dei protagonisti italiani della riscossa biancorossa nel quarto periodo, conducendo la squadra con i ritmi perfetti. Si fa ingolosire in un contropiede uno contro tre fallendo un’entrata fondamentale, per il resto non sbaglia quasi nulla.

Lever: 6+. Non tira benissimo ma trova una tripla importante nel primo tempo. La sua prestazione, più di altre volte, non va misurata attraverso numeri e statistiche. Anche lui come i compagni italiani è fondamentale in difesa nei momenti topici del recupero, dimostrandosi affidabile più del 4 titolare

Deangeli: 8. 7 punti in 16 minuti frutto della bomba decisiva e due centri su tre da sotto nei più importanti del match non raccontano della sua difesa costantemente piegato sulle ginocchia, a leggere e passare sui blocchi, a cercare costantemente anticipi che tolgono fluidità all’attacco di Caja. La sua presenza nel back court lo rende probabilmente il migliore in campo.

Vildera: 7. Vale il discorso fatto per Deangeli e Lever. Legovich si affida a lui per tutto l’ultimo quarto, in quanto unico fra i lunghi a disposizione a possedere la velocità di gambe che gli consente di accettare i cambi difensivi ed i mismatch che la difesa a zona porta inevitabilmente. Si fa trovare pronto quando servito sotto canestro, realizza anche i tiri liberi. Il lungo padovano è forse la più inaspettata e piacevole sorpresa del roster di quest’anno.

Campogrande NG: troppo pochi 4 minuti sul parquet per giudicare un giocatore oltretutto limitato da una fastidiosa maschera a protezione del setto nasale infortunato. Sbaglia l’unico tiro tentato, poi si siede per tutto il secondo tempo.

Gaines 6. Unico americano ad avvicinarsi ai 30 minuti di impiego, tira con uno 0 su 8 da tre che è incommentabile per un tiratore, specie in quanto frutto di errori su tiri dall’angolo costruiti per lui e provati e riprovati in allenamento. Commette un paio di sciocchezze inaccettabili derivanti dalla sua perniciosa tendenza a ragionare poco e proporre una pallacanestro molto poco ragionata e molto più istintiva. La sufficienza piena gli viene portata in dote dalla sequenza di tiri liberi realizzati (8 su 10) che con Scafati in bonus si rivelano ossigeno puro per Trieste ed alla fine dei conti mettono in sicurezza il punteggio.

Bartley: 7-. Ci mette un po’ più del solito a carburare, poi accelera e consente il ricongiungimento fra le squadre in vista del finale punto a punto. Anche lui viene escluso dal quintetto tutta grinta di inizio quarto periodo, ma Legovich non può prescindere dal suo fisico in grado di difendere praticamente su qualunque attaccante. Troppe, in ogni caso, le 4 palle perse, anche se si tratta di errori non commessi nel concitato finale e dunque costano abbastanza poco.

Davis: 6/7. Corey è tornato. Partito dalla panchina probabilmente per la prima volta da quando è arrivato a Trieste, interpreta alla perfezione il suo ruolo, entra e segna due bombe di seguito, difende, recupera palloni (perdendone anche tre nel primo tempo), ma a differenza di Verona è affidabile anche in fase di costruzione di gioco in alternativa a Michele Ruzzier, con il quale dimostra di poter convivere in campo senza alcun problema. Fondamentale che il nervosismo emerso in settimana con il coach sia acqua passata, o perlomeno venga sfumato sullo sfondo: ora c’è bisogno di tutto il suo apporto e della sua motivazione.

Pacher: 5. Continua la fase non particolarmente positiva del lungo americano, anche contro Scafati poco produttivo in attacco. Ma a differenza delle ultime uscite si danna l’anima in difesa e cattura ben 8 rimbalzi in 20 minuti. Continua a tirare poco e male, ma per fortuna le alternative non mancano. Ma lui ha dimostrato di poter fare molto di più, di essere addirittura dominante in determinate situazioni, e coach e tifosi non si aspettano nulla di meno.

Spencer: 6–. Partita solo discreta dopo due uscite ottime, le sue caratteristiche tecniche e fisiche gli fanno preferire Vildera nel quarto decisivo. Prestazione comunque sufficiente farcita da 6 rimbalzi, un tiro libero segnato e doppia cifra di valutazione, sebbene poco incidente nei primi due quarti nei quali anche il resto della squadra naufraga in un basket ai limiti dell’inguardabilità.

Legovich & coaching team: 7. Compito non facile, quello di affrontare per la prima volta un coach di grandissima esperienza come Caja, che infatti gli prende immediatamente le misure togliendo le poche certezze offensive sulle quali può contare. Legovich ha però il sangue freddo di intuire il momento ed affidarsi nelle fasi decisive, quelle del massimo sforzo sia in attacco che in difesa, ad un quintetto che definire rischioso appare riduttivo. Avesse perso, sarebbe stato travolto dalle critiche. Insiste con la zona mista e questo porta vantaggi, costruisce tiri piedi a terra dall’angolo per i tiratori, i quali però lo tradiscono. Dosa le rotazioni con il bilancino, con tutti i giocatori (tranne Campogrande) a giocare fra i 16 ed i 29 minuti.