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Trieste si schianta su una Sassari ai limiti della perfezione

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Si interrompe bruscamente la striscia positiva dell’Allianz, continua alla grande quella del Banco di Sardegna: la netta vittoria di Sassari, ora solitaria al secondo posto in classifica, arriva di gran lunga più per i suoi grandi meriti che per le amnesie o gli errori triestini, a tratti annichiliti da una precisione al tiro che ha sistematicamente stroncato qualunque velleità di vittoria. La sfida fra una delle migliori difese del campionato ed il miglior attacco avrebbe fatto prevedere un grande equilibrio, una partita in cui alchimie tattiche ed intelligenza nella gestione delle rotazioni avrebbero garantito spettacolo. 
Ed invece non c’è mai storia. Sassari domina l’incontro sotto canestro (nonostante le assenze di Tillman e Happ), dove Miro Bilan porta a scuola Delia, Upson e Grazulis, brutalizzandoli a rimbalzo e colpendo da sotto con impressionante precisione. I tentativi di limitare con raddoppi ed aiuti nel pitturato il centro croato creano spazi sul perimetro, ed i micidiali tiratori sardi, puntualmente cercati e trovati con spettacolari e velocissimi giochi dentro-fuori non si lasciano pregare: sono ben 15 le bombe andate a segno, con una percentuale di realizzazione che supera il 55% ed un Marco Spissu che tocca il carrier high con 28 punti e l’86% da tre. 

Trieste parte, come di consueto, ad handicap: 0-9 iniziale cui stavolta non è capace, però, di piazzare il controbreak. Sassari è una macchina da canestri, trova anche due improbabili jolly sul buzzer dei primi due quarti, respinge sistematicamente ogni faticoso tentativo biancorosso di riportare il gap sotto la doppia cifra. Il massimo sforzo triestino arriva in apertura di secondo quarto, quando con faccia dura, difesa alta ed intensa ed un leggero miglioramento in attacco, il distacco pare ricucito e dà l’illusione di poter assistere ad una partita vera. Ma Sassari non ci sta. Pozzecco chiama time out, la sua squadra riprende il ritmo forsennato e la grandinata di triple. Trieste si disunisce, sbanda, perde qualche pallone, precipita nuovamente a -14 e mostra un linguaggio del corpo che, se non è quello della resa, ci si avvicina molto. Nel solo primo tempo gli ospiti realizzano 55 punti, ed il fatto che Trieste sia solo a -9 appare già una mezza vittoria. 
In apertura di terzo quarto Sassari piazza l’accelerata decisiva: bellissimo il suo gioco, fatto di velocità, equilibrio e precisione. La partita si trasforma in una esibizione senza storia della quale Trieste è ospite non pagante. Quando anche Bilan, 213 cm per 120 kg, viene pescato libero sul perimetro e piazza senza problemi l’unica bomba tentata, le teste dei biancorossi si abbassano ed iniziano già a pensare al prossimo impegno. 

Abbastanza inutile parlare dei singoli: se Sassari coglie una vittoria corale, sfoderando una prestazione che coinvolge tutti gli effettivi mandati in campo (nonostante le difficoltà di formazione per infortuni ed avvicendamenti), così anche Trieste naufraga di squadra. C’è grandissima difficoltà a servire i lunghi sotto canestro, c’è poca precisione da tre punti a causa della asfissiante pressione sul perimetro degli indemoniati difensori sassaresi, che riescono a sporcare ogni linea di passaggio, lasciando solo tiri a bassissima percentuale. I lunghi, tutti e tre, non riescono a contenere la strapotenza di Bilan, anche se tutto sommato la sfida a rimbalzo non è impari: 39 carambole per Sassari, 36 per l’Allianz. Tommaso Laquintana, lasciato a lungo sul parquet, è ancora troppo macchinoso nella prima parte delle azioni, e lascia troppo poco tempo per la costruzione di un buon tiro. Myke Henry è ancora lontano dal recuperare dalle conseguenze del Covid, che lo stanno ancora tormentando: l’ala americana cerca di dare sempre il massimo, ma la sua autonomia non supera mai i 10-12 minuti e comunque le difficoltà di respirazione non gli consentono giocate atletiche e lucidità nelle scelte: per lui ci vorrà ancora un po’ di tempo. Doyle è imbrigliato in una marcatura asfissiante che non gli permette di ragionare, e si sa che quando lui non ragiona è probabile che combini guai. E’ chiaro che tutto ciò si traduca in una prestazione collettiva deficitaria, di certo insufficiente ad affrontare e sconfiggere avversari in stato di grazia. 
L’unica nota positiva si può individuare nell’atteggiamento, più che nelle statistiche, di Davide Alviti, l’ultimo ad arrendersi, l’unico a cercare di metterci quella voglia di reagire a muso duro davanti allo strapotere sardo. Davvero troppo poco per pensare di impensierire un Banco di Sardegna ai limiti della perfezione. 

Nonostante la sconfitta Trieste rimane al settimo posto, anche se il groppone di centro classifica ha iniziato a sgranarsi, con la netta vittoria di Pesaro su Cantù e quella di Reggio Emilia a Trento. Ora potrebbe arrivare la possibilità di ripartire subito con il recupero del match contro Varese mercoledì 27 gennaio, sebbene non è dato sapere se i lombardi possano contare sul numero legale di effettivi a disposizione: in ogni caso, sarà un’avversaria ferita ed in grande difficoltà, ma la legge dello sport e dello spettacolo, come peraltro avvenuto a parti invertite anche per Trieste ad inizio dicembre, impone di non fare sconti a nessuno. Domenica, invece, proibitiva trasferta al Forum di Assago, per affrontare un’Olimpia probabilmente ancora incompleta ed apparsa in forte affanno nelle ultime due uscite contro Cremona e Treviso (arrivate comunque due vittorie, ma sul filo di lana): attenzione, però, a sottovalutare i fuoriclasse milanesi, contro i quali, dal suo ritorno in serie A, Trieste ha sempre sbattuto fragorosamente la faccia. 

PALLACANESTRO TRIESTE – DINAMO SASSARI   82 – 103

Allianz Pallacanestro Trieste: Coronica, Upson 2, Fernandez 12, Arnaldo, Laquintana 11, Delìa 13, Henry 6, Cavaliero 4, Da Ros 1, Grazulis 8, Doyle 8, Alviti 17. All. Dalmasson 
Banco di Sardegna Sassari: Spissu 28, Bilan 20, Treier 10, Chessa, Kruslin 8, Happ ne, Katic 2, Re 2, Burnell 4, Bendzius 15, Gandini, Gentile 14. All. Pozzecco 

Parziali: 18-28; 46-55; 61-75 
Arbitri: Paternicò, Borgioni e Morelli