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Eccellenza: l’autogol delle società triestine

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di Guerrino Bernardis

Allibito, davvero allibito. Ma che autogol si fanno i presidenti delle squadre di Eccellenza della nostra Regione. Inconcepibile la loro decisione di non voler tornare in campo, in primo luogo perché si trincerano inspiegabilmente dietro il principio di voler salvaguardare la salute quando, inutile far finta di niente, per tutto questo periodo la gran parte delle squadre ha continuato, facendo finta di niente, a permettere gli allenamenti e sicuramente senza rispettare troppo le distanze. 

Sbaglio? Mi scuseranno le società che, ancor prima di questa decisione, avevano chiuso con il lucchetto i loro impianti. In secondo luogo, pensare di poter ottenere l’accesso del pubblico e l’apertura dei chioschi come “conditio sine qua non” era a dir poco velleitario: pensare che qualcuno venisse incontro alla richiesta, quando i dati della pandemia sono come minimo preoccupanti, vuol dire vivere su un altro pianeta. Certo i costi e i mancati introiti sono pesantissimi da digerire, ma non potevano esser messi davanti alla possibilità di tornare in campo, quando realtà anche minori di altri sport, pur di riprendere, li hanno messi in bilancio. L’ultima scusa, quella dei tamponi, anzi dei costi dei tamponi per rispettare i protocolli per la ripresa. Altro costo da aggiungere ai mancati introiti ma, se appena qualcuno si fosse scomodato a interpretare i segnali, forse poteva accorgersi che, in qualche modo, gli aiuti per questo ci sarebbero stati. 
Se parliamo di autogol, come non definire se non stizzita la decisione della Lega Dilettanti, quasi a bilanciare l’esclusione di retrocessioni visto il momento particolare, di “sanzionare” le società che non accettavano di tornare in campo con l’esclusione per due anni da eventuali ripescaggi e per giunta, obbligate comunque a versare le tasse d’iscrizione anche se di partite ne hanno giocate pochissime. 
Che la Lega attraversi un momento non facile sembra abbastanza chiaro, che ci siano attriti con la FIGC lo è altrettanto, quindi, a questo punto, cosa ci si può aspettare? Non impossibile che a Roma, negli ambienti Federali, qualcuno possa non accettare le decisioni della Lega, riaprendo magari tutta la questione. 
Il che potrebbe magari permettere a qualcuno di far marcia indietro. 
Torniamo al principio: allibito, dicevo, perché i presidenti delle società regionali, che tutto sommato sembravano alla vigilia abbastanza orientati alla ripresa, tranne proprio qualcuno, hanno fatto una clamorosa marcia indietro, probabilmente senza sapere di quelle due stizzite clausole che la Lega ha dichiarato, dopo aver visto che qualcuno esitava per la ripresa. 

Dictat che, probabilmente, ha convinto più di qualcuno – sembra che a posteriori sia stato permesso alle società di ritornare sulle proprie decisioni per chiudere la stagione – ad aderire, anche perché la Lega voleva una sorta di unanimità da portare davanti alla FIGC. 
Sulla decisione, almeno non intervengano altri fattori, non si dovrebbe tornare indietro: una mancanza di lungimiranza dei presidenti non può essere taciuta. Visto il momento, accettare la ripresa sarebbe stata la via più logica. Se c’erano delle remore per la sicurezza sanitaria, per i mancati introiti, per le eventuali spese non previste, ci sarebbe stato il tempo per “provvedere” al momento della ripresa, se mai ripresa ci sarà. Tutti i comitati parlano di calendari, di date, ma con le zone rosse incombenti, non ci sarà ripresa sicuramente fin dopo Pasqua e, successivamente, i tempi sarebbero tutti da valutare per portar a termine i campionati. Da non escludere quindi che la stagione sarebbe stata chiusa senza altre conseguenze. 
Quindi, più di qualcuno, ha fatto male conti e, se non verrà presa un’altra decisione dalla Figc che rimescoli le carte, le società regionali di Eccellenza avranno una sola strada per salire, vincere il campionato. Che poi non è sicuramente facile.