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Gli Sharks azzannano, Trieste eliminata

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PALLACANESTRO TRIESTE – TRAPANI SHARK 81 – 94 

Pallacanestro Trieste: Bossi 0, Filloy 5, Rolli ne, Reyes 20, Deangeli 1, Ruzzier 8, Camporeale ne, Campogrande 3, Candussi 13, Vildera 4, Ferrero 5, Brooks 22. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni

Trapani Shark: Notae 27, Renzi 9, Imbrò 12, Mian 9, Dancetovic ne, Cusenza 0, Mobio 12, Marini 5, Rodriguez 9, Pullazzi 11. Allenatore: D. Parente. Assistenti: D. Quilici, A. Latini.

Parziali: 27-29 / 22-25 / 17-18 / 13-22

Progressivi: 27-29 / 49-54 / 68-72 / 81-94

Al Palatrieste Trapani domina una Pallacanestro Trieste arruffata, apparsa in regresso di forma fisica rispetto alle ultime uscite, troppo lenta in difesa e con poche idee in attacco, surclassata da una squadra per contro molto organizzata, che toglie i rifornimenti ai tiratori biancorossi costretti sistematicamente a forzare conclusioni fuori ritmo o ad improvvisare individualmente con bassissima percentuale di successo.

La squadra di Jamion Christian fa per la prima volta la conoscenza delle difficoltà che incontrerà strada facendo in questa stagione molto più complicata di quanto la preseason possa aver fatto illudere. Certo, Trapani (oltretutto arrivata a Trieste priva di un americano) viene indicata da tutti come la squadra più attrezzata della A2, quella costruita con maggiori risorse, la cui qualità crescerà ulteriormente nei prossimi giorni con l’arrivo di altri due giocatori importanti: Jamion Christian non sarà certo costretto ogni domenica a doversi scervellare per indovinare le contromisure alle invenzioni dell’imprendibile Notae di turno, ma se questa lezione subita porta qualcosa di buono, è l’insegnamento che tutto il team, dal coach ai giocatori, dovrà ricavarne. Il secondo aspetto positivo è l’aver evitato una trasferta di due giorni impegnativa, altre due partite (la quarta e la quinta) nel giro di due settimane, con conseguente rischio di infortuni in una fase delicatissima dal punto di vista atletico. Certo, consolazione relativa dal momento che una sconfitta in casa è sempre una sconfitta che toglie morale e mina qualche certezza, ma complice lo spostamento a mercoledì 4 ottobre dell’esordio contro Orzinuovi, ora Christian ha due settimane esatte a disposizione per oliare i meccanismi offensivi, inserire Reyes oltre le sue improvvisazioni, limare le evidenti lacune difensive, vero e forse maggiore difetto di questa squadra soprattutto perché una costante nel corso del precampionato.

Nel quarto di finale forse più intrigante Trieste parte forte, e con il consueto entusiasmo e la vena di Brooks si prende qualche punto di vantaggio che fa illudere il pubblico (tornato ad essere decisamente sparuto) di poter assistere ad una partita giocata a viso aperto ed armi pari. Ma già da metà primo quarto Notae, Marini, Rodriguez, Mobio ed Imbrò iniziano uno show balistico che ad un certo punto del primo tempo li vedeva tirare quasi con il 70% complessivo. La squadra di Parente inverte decisamente l’inerzia, sembra molto più avanti dal punto di vista fisico, toglie fiato e ritmo sia a Ruzzier che a Filloy lasciando più libertà ad un ottimo Brooks. Reyes, invece, si mette in proprio: il portoricano fa valere il suo strapotere fisico a questi livelli in ogni ruolo, recupera rimbalzi e palloni, tira quando e come vuole, talvolta intestardendosi specie sotto canestro lasciando che gli avversari gli prendano il tempo. Trapani macina canestri con ottime percentuali grazie anche alla complicità della svagatezza triestina nel backcourt, è più pronta a rimbalzo offensivo e questo le dona seconde e talvolta terze chances. Ciò nonostante la squadra di Christian rimane costantemente in scia. Il vantaggio non raggiunge mai la doppia cifra, un paio di fiammate consentono invece ai triestini di riavvicinarsi più volte ad un solo possesso, senza però mai riuscire a mettere la zampata che li riporti avanti, nonostante le occasioni non manchino. Davvero troppi i 54 punti subiti in casa nei primi venti minuti, sono cinquantaquattro punti che riassumono e descrivono bene il problema biancorosso. La ripresa non porta alcuna novità: fiammate triestine, controbreak ospite, fino all’illusorio recupero ad inizio quarta frazione, rintuzzato ed annientato da un Notae letteralmente imprendibile in ogni parte del campo. A metà del quarto quarto Trieste capisce di non averne più, inizia ad attaccare senza convinzione sparacchiando in modo disorganizzato e lasciando dunque ai siciliani il facile compito di giocare con il cronometro e portarsi a casa la prima qualificazione alle final four della sua storia.

A Montecatini, oltre agli Sharks, ci vanno Treviglio che la spunta a Torino all’overtime, Verona che vince di un punto su Forlì e Rieti che strapazza in trasferta una irriconoscibile Cento.

Cosa ci è piaciuto: la capacità di reagire sempre e comunque, fino al trentacinquesimo minuto, rimanendo in scia ad avversari visivamente predominanti. Lo strapotere fisico e tecnico in almeno tre ruoli di Justin Reyes autore della seconda doppia doppia in due partite. L’ennesima partita giudiziosa e di sostanza di Eli Brooks. Rivedere Vildera in salute. La voglia di combattere e di tentare finché l’evidenza non fa capolino. Ammirare JD Notae in una categoria lontana anni luce dalle sue qualità. La giusta delusione ma anche la voglia di imparare dalla sconfitta da parte di Jamion Christian.

Cosa non ci è piaciuto: le rotazioni vorticose che tolgono personalità a alla squadra, con quintetti sempre diversi, alcuni piuttosto curiosi, con gli stessi cinque sul parquet per non più di due minuti alla volta (è una tecnica per preservare muscolatura ed articolazioni dei giocatori? E’ il marchio distintivo del coach? lo scopriremo fra due settimane). Le troppe palle perse, qualcuna in modo banale, da Michele Ruzzier. La bassa percentuale da tre senza alternative offensive credibili. I costanti ritardi in difesa che permettono agli avversari di tirare quasi sempre bombe aperte con piedi a terra. L’apparente disorganizzazione offensiva. Il down fisico, che può essere figlio del momento della preparazione: ricordiamoci che l’obiettivo è quello di arrivare al top in primavera, con carichi di lavoro tarati in quella prospettiva. Il tagliafuori difensivo divenuto un fondamentale demodè, tranne che per Vildera. I soli due minuti concessi a Stefano Bossi.