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Il primo vagito dell’Allianz 2021/2022 è una vittoria: Krapfenberg superato 85-62

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(Photo credit: sito ufficiale Allianz Pallacanestro Trieste)

ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE – BULLS KAPFENBERG             85 – 62

Allianz Pallacanestro Trieste: Sanders 9, Fernandez 0, Konate 17, De Angeli 7, Mian 6, Delia 16, Fantoma 5, Cavaliero (C) 7, Grazulis 12, Lever 6. All. Ciani

Bulls Kapfenberg: Jamar (C) 10, Scott 2, Podany 5, Grubor 12, Cigoja 10, Grcic 0, Krstic 6, Schrittwieser 0, Briggs 15, Zapf 2. All. Coffin

Parziali: 21-13; 48-30; 66-49

Convincenti sotto canestro, duri in difesa. Ancora da affinare la chimica di gruppo

Le indicazioni date dalla prima uscita stagionale della Pallacanestro Trieste del nuovo corso sono, in sintesi, confortanti. Al netto delle due settimane di duro lavoro atletico nelle gambe, dell’innesto ancora da perfezionare dei nuovi arrivati, della nuova conduzione tecnica e, naturalmente, dell’assenza di Adrian Banks (non tanto per l’apporto che avrebbe potuto dare quanto per le motivazioni del suo forfait, che di certo non possono aver lasciato indifferente l’ambiente), la squadra appare già a buon punto, ha una sua fisionomia, lo spirito collettivo pare sereno e collaborativo, l’anima storica pare già discretamente amalgamata con gli innesti. In altre parole, con la necessaria prudenza, le sensazioni che arrivano da questa trasferta friulana, a differenza dei preoccupanti scrimmage capodistriani d’esordio negli ultimi tre anni, lasciano un buon retrogusto.

La partita contro i “Tori” austriaci è controllata dall’inizio alla fine, anche nel secondo tempo quanto un fisiologico calo atletico permette agli avversari di rialzare la testa, ma la loro reazione viene rintuzzata senza particolari patemi. Le note positive confermano quanto osservato nei primi allenamenti: quest’anno Trieste è ben strutturata sotto canestro, i giocatori di cui può disporre le donano molteplici soluzioni nel pitturato, dalla prorompente fisicità di Sagaba Konate (attenzione a questo ragazzo: può diventare lo showman assoluto all’Allianz Dome per le sue capacità di aggredire il tabellone ad alta quota), la tecnica di un Marcos Delia arrivato tirato a lucido dopo le Olimpiadi, la multidimensionalità di un Andrejs Grazulis atteso alla stagione della consacrazione, ed alla voglia di far bene di Alessandro Lever, prospetto interessante anche in chiave azzurra. Le note positive nel pitturato si estendono anche alla fase difensiva, dove l’Allianz stavolta può fare la voce grossa: continui aiuti, rimbalzi, in generale una aggressività che talvolta era latente nelle passate stagioni.

Interessanti anche le indicazioni che arrivano dalla regia. C’era molta curiosità nel vedere all’opera Corey Sanders, “spalla” di Juan Fernandez in fase di costruzione, le cui caratteristiche, alla vigilia, sembravano complementari a quelle dell’argentino. Contro Krapfenberg Sanders ha mostrato di possedere un notevole primo passo, grazie al quale riesce sistematicamente a battere nell’uno contro uno il diretto avversario creando situazioni di vantaggio in mezzo all’area, con conseguente scarico sugli angoli per i tiratori o gioco a due con i lunghi, un po’ meno per conclusioni personali (specie l’arresto e tiro dalla media distanza). Per il resto, nella prima partita è parso più “uomo d’ordine” che corridore atleticamente imprendibile, è evidente che il team tecnico gli sta costruendo addosso un ruolo che sarà fondamentale, ma che questo processo è ancora lontano dall’essere completato.

Moderatamente soddisfatto, alla fine, coach Ciani, che salva soprattutto la ricerca sistematica dell’identità di squadra (apprezzata la partecipazione “morale” degli uomini in panchina alle azioni dei compagni sul parquet) e l’efficacia difensiva. Per il resto, Ciani sottolinea la difficoltà a dare un giudizio attendibile dopo 13 giorni di duro lavoro.

Gli allenamenti continueranno per tutta la settimana, in vista dell’esordio nella preseason ufficiale: la prima partita della nuova Supercoppa è infatti prevista per il 4 settembre a Trento. C’è tutto il tempo per lavorare sull’identità di squadra, che potrà migliorare ulteriormente una volta che i meccanismi sui due lati dei 28 metri procederanno con il processo di affinamento ed automatismo. Il tutto in attesa di novità sullo stato di salute del “go to” man per antonomasia, e soprattutto sui suoi tempi di recupero: quanto successo nella passata stagione, ad esempio, con il rientro post Covid di Myke Henry impongono prudenza condita da un discreto grado di preoccupazione.