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In memoria di Nevio Ferrari, “anima” dell’Esperia

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E’ scomparso nei scorsi giorni un volto molto conosciuto del calcio triestino, Nevio Ferrari, storico dirigente dell’Esperia e del San Giovanni. Era discendente di un’illustre famiglia triestina che ha dato alla nostra città diversi sportivi (e non solo). Il padre Arduino detto Nino è stato discreto calciatore, cresciuto nel settore giovanile della Triestina (assieme a gente come Rocco, Colaussi, Pasinati, Trevisan), con la quale ha fatto qualche presenza in Serie A nel ruolo di terzino destro. Successivamente ha giocato soprattutto tra Serie B e Serie C con le maglie di Grion di Pola, Ampelea d’Isola d’Istria e Hellas Verona, dove nella stagione 1938/39 fu uno dei primi terzini “sistemisti” (cioè di fascia) italiani. Lo zio materno Carlo Rigotti invece fu uno dei primi calciatori professionisti triestini e negli Anni Trenta fu capitano sia della Triestina e del Milan in Serie A. Piccolo particolare ma significativo: Rigotti a era il cugino di un certo Manlio Cecovini, storico fondatore della Lista per Trieste e sindaco dal 1978 al 1983. Negli Anni Quaranta/Cinquanta fu allenatore professionista, esperto in promozioni dalla B alla A (con la Pro Patria nel 1946/47, nel Novara nella stagione 1947/48 e con il Palermo nel 1955/56) e salvezze miracolose come quella centrata con l’Atalanta nella stagione 1956/57 quando sotto la sua guida i bergamaschi vinsero le ultime quattro partite, l’ultimissima delle quali proprio contro la Triestina allo Stadio di Valmaura con il gol di un ex minatore (tale Alfonso Dante Mion) che condannò la Triestina alla primissima e storica retrocessione in Serie B. Una figlia di Rigotti sposò un altro calciatore “di grido”, Giulio Castelli, torinese cresciuto nel vivaio del Grande Torino di Valentino Mazzola e poi protagonista tanti Anni in Serie A con le casacche di Genoa e Napoli negli Anni Cinquanta.

Alcuni parenti illustri di Nevio, da sinistra verso destra: il papà Arduino, lo zio materno Carlo Rigotti, Manlio Cecovini, cugino del suo nonno, Giulio Castelli, ex calciatore di Serie A che ha sposato una figlia di Rigotti.

La carriera di calciatore di Nevio invece è stata più modesta (giovanili della Triestina e del Sant’Anna), lui stesso si definiva un terzino grintoso ma dalla tecnica approssimativa e non in possesso della “testa” giusta per giocare seriamente a calcio preferendo dedicarsi all’altra sua grande passione di casa sua, l’ippica. I genitori erano infatti i gestori della Trattoria “Al Moro” che si trova tutt’ora al fianco dell’Ippodromo di Montebello. Dopo tanti anni come impiegato del Lloyd Triestino, nei primi Anni Novanta diventa direttore sportivo dell’Esperia di San Giovanni che sotto alla sua sapiente gestione si trasforma in pochi anni, da società semi parrocchiale con una decina di ragazzi iscritti, ad uno dei vivai più forniti ed interessanti del panorama calcistico giuliano capace di valorizzare i giovani del rione di San Giovanni ma anche di rilanciare giovani giocatori che non trovavano spazio in altre società più quotate. Il tutto, giova ricordarlo, senza possedere un campo d’allenamento di proprietà (l’Esperia si è infatti allenata prima nell’oratorio di San Giovanni e successivamente al Campo Primo Maggio di Guardiella) e nemmeno una Prima Squadra.

Nel 2003, dopo la fusione con l’Anthares, l’Esperia si dota anche di una Prima Squadra che nel giro di pochi anni, grazie alla sapiente gestione di Nevio dietro le quinte, riesce a fare una scalata portentosa dalla Terza alla Prima Categoria disputando, in un paio di stagioni, infuocati “derby” con il più quotato San Giovanni. Nel 2013 la retrocessione in Seconda Categoria porta alla definitiva sparizione dell’Esperia Anthares che viene “assorbita” dall’Alabarda, realtà emergente del panorama calcistico locale. Dopo un solo anno (e tante incomprensioni) Nevio Ferrari decide di tornare a San Giovanni, questa volta alla corte dell’amico Spartaco Ventura dimostrandosi figura fondamentale nel salvataggio di una delle società più storiche di Trieste che negli ultimi anni ha navigato in acque burrascose. Chi, come me, è stato al suo fianco per tanti anni, non può che parlare bene di questa persona onesta e per bene, dai modi educati e garbati che non intaccavano però un carattere di ferro ed un carisma che ho riscontrato in poche persone. I suoi discorsi e le sue osservazioni sul calcio non erano mai banali, la sua capacità di mediare e dissipare inimicizie e rancori unica ed impareggiabile. Dal punto di vista dei “gusti” calcistici Nevio amava le squadre “pratiche” e redditizie ma aveva un debole per per Guardiola (da lui definito “il migliore di tutti”) anche se non apprezzava troppo il Milan di Sacchi. Parere di una persona che ha visto dal vivo la Triestina in Serie A e, a San Siro, il Milan di Nordahl e Schiaffino (da lui reputato uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi) o di Gianni Rivera. Con la scomparsa del mio amico e maestro Nevio se ne va uno degli ultimi veri ed autentici dirigenti sportivi espressi da questa città.

Nevio Ferrari (ultimo a destra inginocchiato) in una recente rimpatriata dell’Esperia