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La bomba Davis travolge Trieste: a Sassari la partita dura un tempo

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BANCO DI SARDEGNA SASSARI – PALLACANESTRO TRIESTE 103-80

Pallacanestro Trieste: Bossi 8, Spencer 2, Deangeli 4, Ruzzier 11, Campogrande 6, Vildera 4, Stumbris 8, Bartley 18, Lever 3, Terry 16. 

Allenatore: Legovich. Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.

Banco di Sardegna Sassari: Jones 12, Robinson 18, Dowe 17, Krušlin 11, Gandini ne, DDevecchi 0, Treier 2, Chessa 0, Stephens 2, Bendzius 18, Gentile 8, Diop 15

Allenatore: Piero Bucchi. Assistenti: Giorgio Gerosa, Giacomo Baioni.

Parziali: 23-23, 20-19, 33-22, 27-16

Progressivi: 23-23, 43-42, 76-64, 103-80

Arbitri: Giovannetti G. – Nicolini A. – Paglialunga F.

La notizia arriva con la squadra già sul pullman per il Palaserradimigni, e deflagra con il sinistro fragore della sentenza su una partita che Trieste avrebbe già affrontato da sfavorita, ma che senza il suo play titolare, e conoscendo la motivazioni che lo tolgono forse definitivamente dai giochi, diventa un Everest da scalare scalzi.

Cocaina: a quanto pare, secondo La Repubblica, è questa la sostanza che ha determinato la positività di Corey Davis ad un controllo antidoping. Se confermato dalle controanalisi (ma il metabolita della cocaina difficilmente dà falsi positivi), un esito del genere pone la parola fine all’avventura triestina del giocatore e ad una bella fetta della sua carriera residua. Ma, ciò che è peggio, mette la squadra in una posizione di estremo pericolo a tre giornate dalla fine con due insidiose trasferte e la madre di tutti gli scontri salvezza ancora da disputare. Cosa deciderà il club è ancora troppo presto per saperlo, anche se i margini di manovra sono evidentemente ridottissimi.

In una situazione come questa, dopo due trasferte affrontate come allegre scampagnate ed una sconfitta tutto sommato onorevole contro Varese, non ci si poteva attendere qualcosa di molto diverso da quello che in effetti avviene. Trieste inizia contratta e preoccupata, pasticcia in attacco senza nemmeno riuscire a tentare conclusioni, e Sassari ne approfitta affondando nella difesa avversaria come una lama calda nel burro. Sembra il presagio del tipo di partita che in molti prevedono, ed invece la banda biancorossa riesce a raschiare sul fondo delle energie emotive, reagisce, cerca perlomeno di disturbare i meccanismi offensivi sardi e trova un po’ di continuità in attacco soprattutto quando riesce a ragionare, a non accettare i ritmi vorticosi della squadra di Bucchi che non sono nelle sue corde né sul piano tecnico né su quello fisico. Ruzzier è evidentemente limitato nella visione di gioco dalla fastidiosissima maschera che deve indossare a protezione del naso fratturato, ma tenta come sempre di dare ritmo e ordine, riuscendo però raramente ad innescare le due torri, spesso scoordinate e fuori tempo nel raccogliere i giochi a due dal loro playmaker, complice anche l’attenta difesa sassarese nel pitturato. Quando a sostituirlo è Bossi, che ovviamente non rientrava nel piano partita, gli avversari fiutano il sangue e lo raddoppiano ferocemente per metterlo in difficoltà, ma il buon Stefano fa la sua onesta figura: segna una bomba da sette metri, non ha paura di penetrare (ed attaccare efficacemente il ferro), ma è un po’ macchinoso ed impacciato nella costruzione del gioco, anche se tutto sommato tiene il campo in modo credibile. L’attacco sardo si inceppa da oltre l’arco, però Bucchi ha un asso nella manica: nelle rotazioni offensive riesce sistematicamente a liberare un lungo in situazione di mismatch, e quando Diop, Jones e Dowe ricevono sotto canestro in isolamento, sono sistematicamente due punti. Senza contare che Trieste non rientra mai in difesa quando perde palla o non cattura un rimbalzo in attacco, con la conseguenza che (come avvenuto a Scafati e Trento) i contropiede e le transizioni avversarie si concludono sistematicamente in situazione di schiacciante superiorità numerica tre contro uno o addirittura contro zero. Ciò nonostante, dopo aver addirittura raggiunto i 5 punti di vantaggio, Trieste tiene botta, fa una fatica tremenda ma ha la faccia e l’atteggiamento giusto, si ribella ad un destino già scritto e chiude il primo tempo su un confortante 43-42.

Michele Ruzzier con la maschera (photo profilo Facebook Pallacanestro Trieste

Nella seconda metà di partita, però, paga la limitazione delle rotazioni dal punto di vista fisico: il calo di intensità e quasi palpabile, non c’è ritmo in attacco come era avvenuto nei primi due minuti di partita e la difesa si pianta completamente. Legovich prova la carta della zona, ma in un minuto e mezzo incassa tre bombe consecutive che portano lo svantaggio in doppia cifra e calano il sipario sulla contesa. I biancorossi capiscono di aver esaurito la benzina, abbassano la testa in un atteggiamento evidente di resa, il solo Ruzzier ha un moto di ribellione scagliando il pallone contro il supporto del canestro dopo l’ennesima palla persa in attacco costata un contropiede che lo vede rientrare completamente da solo contro quattro avversari. Reazione, che peraltro, non serve a scuotere i suoi compagni. Gli ultimi 15 minuti sono praticamente un lungo garbage time nel quale Sassari si diverte a tirare piedi a terra con almeno cinque metri di libertà, ad andare a concludere in sottomano con la difesa che si apre come una vongola sul fuoco, a prendersi gioco della statuaria (nel senso della mobilità) coppia di lunghi triestini girando loro intorno ed andando a concludere con elementari gancetti da pochi centimetri. Si sa, il garbage time è il territorio del buon Frank Bartley, che l’Eurolega farebbe bene a continuare a guardarla in TV anziché autoritenersi pronto per il grande salto: se lui (o il suo procuratore) ritengono che per ambire a squadre e contratti prestigiosi a 29 anni sia sufficiente il sistematico maquillage del tabellino negli ultimi inutili minuti di partita ignorando tutto quello che su quel tabellino non si legge, commettono entrambi un grossolano quanto costosissimo errore. Il Bartley dell’ultimo mese è un concentrato di egoismo monotematico, che difende piantato al suolo, non tenta nemmeno di alzare le braccia per contrastare i tiri degli avversari (peraltro, esercizio inutile stazionando pigramente a sei metri da loro), si incaponisce in velleitari uno contro cinque a testa bassa ignorando totalmente qualunque compagno, salvo palleggiarsi sul piede, farsi soffiare il pallone dalle mani o consegnarlo direttamente in quelle della guardia avversaria. O ancora, sbagliando banalmente le rimesse, non rientrando per principio in difesa per cercare almeno di disturbare le transizioni, facendosi prendere i rimbalzi in testa. Però, finisce con i soliti 18 punti con 8 rimbalzi e 19 di valutazione in 34 minuti di gioco, e vista così sembrerebbe il migliore dei suoi. Sassari, dal canto suo, chiude segnando 103 punti con 6 giocatori in doppia cifra, indice della grande coralità e della quantità di soluzioni delle quali può disporre Bucchi. Trieste concentra la sua produzione offensiva su tre giocatori, di cui uno abbonato ai minuti inutili: confronto impietoso, davvero ben poco da opporre ad avversari chiaramente troppo superiori in tutto.

Non c’è nemmeno il tempo di leccarsi le ferite e cercare di capire qualcosa di più della vicenda Davis che è già tempo di una nuova trasferta, sul campo di una squadra che oggi ne ha presi 14 a Treviso ed ha perso 8 delle ultime 9 partite. Sarebbe sperabile che l’effetto taumaturgico dei biancorossi sulle compagini più derelitte si sia esaurito, anche perché la giornata almeno parzialmente positiva sugli altri campi ammortizza la pesante sconfitta in Sardegna, ma rimanere inchiodati a 20 punti domenica sera potrebbe far piombare Trieste in piena zona rossa con all’orizzonte un drammatico e per niente scontato scontro diretto con Verona ed il rischio di doverlo non solo vincere, ma essere anche costretti a ribaltare il -7 dell’andata. Ma siamo sempre lì, ormai è diventato un mantra purtroppo inascoltato: senza difendere perdi tutte le partite, abbassando la testa alla prima difficoltà vai in A2. C’è bisogno di una frustata emotiva, di una reazione d’orgoglio, di quello che gli americani definiscono “refuse to lose”, la ribellione alla sconfitta già scritta. Del resto piangersi addosso per il rio destino non serve a niente: Varese sta trasformando il suo dramma in energia positiva, non si capisce perché la mazzata Davis debba per forza tradursi per Trieste in un definitivo de profundis.

Risultati della 27a giornata (photo courtesy sito della LBA)
La classifica alla 27a giornata (photo courtesy sito della LBA)