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La portaerei Allianz affonda gli Yachts piemontesi

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E’ una Trieste pressoché perfetta quella che approfitta della peggior prestazione di Tortona dall’inizio della stagione, Supercoppa compresa, imponendosi 88-57. I meriti dell’Allianz, va detto da subito, vanno però molto oltre i demeriti della Bertrand, apparsa irriconoscibile rispetto alla squadra spumeggiante in attacco ed attenta in difesa che aveva quasi passeggiato contro i biancorossi nelle due sfide di preseason. Del resto, il 119 a 54 finale di valutazione è di per sé esplicativo sull’andamento della contesa.

Il campionato, si sa, ristabilisce le gerarchie reali mettendo di fronte formazioni complete e con pari grado di preparazione atletica, e dunque dà indicazioni di gran lunga più attendibili rispetto a quelle di un mese fa. E le indicazioni che coach Ciani ed in generale gli osservatori della pallacanestro nostrana possono trarre dal match convergono tutte sul fatto che in questa stagione Trieste sarà un osso duro per chiunque. L’Allianz esegue alla perfezione il piano partita, inscenando una prestazione difensiva da antologia sulla quale costruisce un successo fatto, però, anche di infinite soluzioni in attacco con esecuzioni pazienti e finalmente precise anche da lontano (sfiorato il 50% da tre con 17 tentativi).

Andrejs Grazulis contro Tyler Cain

Trieste sapeva da dove sarebbero arrivati i maggiori problemi: il pericolo maggiore nasceva dall’esperienza e dalla leadership di Chris Wright, dalla tecnica e dal fisico di Tyler Cain sotto canestro e dalla imprevedibilità di Mike Daum sia nel pitturato che dall’arco. Coach Ramondino si affida come previsto ai suoi uomini migliori, senza ricercare soluzioni particolarmente originali in grado di infierire sui punti deboli e sulle carenze strutturali degli avversari. Ed allora l’Allianz va sul velluto, affronta e vince chirurgicamente tutte le sfide, con il (finora) sottostimato Corey Sanders per nulla intimorito dal confronto con il grande ex, a dare ritmo e tenere costantemente in apprensione la difesa con penetrazioni in grado invariabilmente di farlo arrivare al ferro o scaricare sui compagni liberi. Dal canto suo, Sagaba Konate è in grado di intimidire avversari e supporti dei canestri, ancora una volta messi a dura prova dalla violenza dei suoi affondi. Se alla festa si aggiungono un Andrejs Grazulis tornato per la prima volta quasi ai livelli della scorsa stagione ed un Alessandro Lever che gioca con l’autorità di un veterano sui due lati dei 28 metri, si capisce abbastanza presto come sul suo campo l’Allianz avrebbe difficilmente lasciato i due punti. Ciani trova anche grande supporto dal suo duo argentino: Fernandez, nonostante una settimana difficile durante la quale non ha potuto allenarsi con continuità, nei momenti in cui il suo ritmo più misurato è necessario per controllare il risultato nell’ultimo quarto stringe i denti ed è un maestro nell’attirare su di sé la difesa dei piccoli ed i raddoppi dei lunghi, subendo falli o innescando i compagni. Marcos Delia, quando sta bene, è in grado di portare a scuola qualunque lungo avversario: paga un po’ sul piano del “peso”, ma oggettivamente la qualità tecnica del centro di Buenos Aires ha pochi pari nella Lega. Il quartetto di lunghi triestini realizza 48 punti e cattura 19 rimbalzi per 64 di valutazione, oltre metà del bottino complessivo della squadra.

Di certo il rientro di Luca Campogrande ha donato a Ciani più profondità nelle rotazioni e più combinazioni da sfruttare con i quintetti piccoli, la squadra ora sembra più equilibrata, gioca con maggiore razionalità e pare nettamente più matura anche a livello visivo: con Mian e Cavaliero, con i quali condivide quasi equamente minutaggi e responsabilità, l’ex Roma e Venezia si incastra alla perfezione.

Serata in pantofole per Adrian Banks, che si diverte ed esalta la platea con un buzzer beater da tre che spegne definitivamente ogni flebile speranza di rimonta agli avversari, ma con il motore della squadra che fa le fusa per tutto l’incontro può starsene per la prima volta in panchina per più di dieci minuti, collezionando “silenziosamente” il suo 21 di valutazione tanto per mantenersi in media.

Tranne che per i primi cinque minuti, Trieste conduce praticamente sempre, con quattro quarti pressoché in fotocopia (20-24-22-22 i punti segnati nelle quattro frazioni, con Tortona tenuta sempre sotto i 20 ed addirittura non oltre i 10 nel secondo e nel quarto quarto, le due frazioni che coincidono con l’allungo che si rivelerà determinante e con la grande attenzione dei minuti finali, quando, a risultato acquisito, era importante accumulare differenza canestri che potrebbe rivelarsi determinante a fine regular season). C’è gloria negli ultimi minuti anche per il giovane Longo, autore di un catch and shoot da tre punti che manda letteralmente in visibilio il già esaltato pubblico presente. La grande costanza di rendimento per tutta la durata dell’incontro, senza le solite fiammate o le amnesie tipiche del ritorno in campo dopo il riposo lungo, alla fine si è dunque rivelata l’arma vincente.

Corey Sanders contro Chris Wright

Ora la grande sfida sarà quella di provare finalmente a dare costanza a tale rendimento anche per più partite consecutive: l’occasione arriva già sabato prossimo, nuovamente sul parquet amico, contro un’altra neopromossa. Attenzione però, perché Napoli, indicata dai più come maggiore candidata agli ultimi due posti, ha battuto con grandissima personalità l’invincibile armata della Virtus Bologna, gestendo con autorità nel finale il furioso ritorno dei campioni d’Italia dal -13 al -1, segno che (come peraltro avvenuto con Trieste) i redattori dei power ranking della vigilia molto spesso non ci pigliano nemmeno lontanamente. Cliente scomodissimo dunque, che arriverà a Trieste orfana di Josh Mayo, assieme a Jordan Parks uno degli “eroi” della promozione, che lascerà la squadra rientrando negli USA per motivi personali.

Con l’Allianz a 6 punti, in piena zona playoff alle spalle solo di Milano, Bologna e Brindisi, capace di esprimere un gioco divertente e che dà l’impressione di esaltarsi al minimo accenno di spinta da bordo campo, sarà opportuno, se non indispensabile, che l’Allianz Dome torni a donare quel colpo d’occhio che l’aveva reso uno delle capitali del basket italiano ed europeo per partecipazione, entusiasmo, competenza e coreografie. Il ritorno della Curva Nord è un primo passo, ora è il momento del Red Wall. I ragazzi di Franco Ciani, credeteci, lo meritano.