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Stop agli allenamenti, ma pubblico ammesso sugli spalti

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Comincia tutto di domenica sera, una domenica drammatica fatta di notizie sempre più allarmanti e provvedimenti sempre più drastici delle autorità nel tentativo di impedire la conquista dell’Italia da parte del minuscolo ma malefico Covid-19. 
Mentre migliaia di adolescenti sudati si scatenano scambiandosi mucose e fluidi corporei in un affollato capannone muggesano, la Regione ed il Ministero della Salute decidono di adottare anche per il Friuli Venezia Giulia l’ordinanza già in vigore nelle ben più contaminate Lombardia e Veneto. 

Certo, potrebbe essere tardi, ma la decisione è sacrosanta data la vicinanza delle “zone rosse” ed il più che probabile propagarsi del contagio anche da noi. Certo, meglio tardi che mai… 

Succede, però, che come spesso accade per qualunque provvedimento pubblico, la zona grigia, quella lasciata alla libera interpretazione di chi la legge o di chi ne vuole trarre vantaggio, è piuttosto ampia. In particolare, per quanto riguarda lo sport regionale, vengono bloccati tutti gli eventi, le manifestazioni o le iniziative di qualunque natura, comprese quelle ludico sportive fino a domenica 1 marzo. Non vi è dubbio che le partite ufficiali non potranno essere disputate, e fioccano i rinvii, quelli delle prossime due partite della Triestina, la trasferta della Pallamano, quella della Pallanuoto, domenica prossima non si giocherà il turno del calcio dilettanti né quello delle minors del basket e del volley. 

Già, ma l’attività normale, quella quotidiana, gli allenamenti? L’ordinanza non ne parla, anche se le scuole rimarranno chiuse tutta la settimana. Decine e decine di società sportive regionali di ogni disciplina in palestra, piscina o campi all’aperto si interrogano sul da farsi, i gruppi whatsapp diventano incandescenti, le consultazioni sembrano quelle di un gabinetto di guerra durante un’invasione. Quasi tutti prendono la decisione più prudenziale, chiudono i propri impianti, comunicano agli iscritti la sospensione dell’attività per tutta la settimana. C’è qualche importante eccezione: ad esempio, il direttore della Piscina Bruno Bianchi di Trieste decide di tenere aperto il suo impianto, le cui acque sono notoriamente sanificate con il cloro, a disposizione di società e cittadinanza. 

Certo, fra il remoto pericolo che un animaletto di due micron li azzanni a tradimento e quello ben più concreto di affrontare una settimana casalinga in compagnia di adolescenti sfaccendati e privati dello sfogo fisico, decine di genitori decidono di temere di più la seconda opzione e bombardano le società di interrogativi, richieste, messaggi, qualche protesta. Può un allenamento in ambiente isolato, pulito e controllato aumentare il pericolo di contagio? 

Sotto la pressione di centinaia di richieste di informazioni, lunedì pomeriggio i Sindaci della Regione nel corso di un vertice ad Udine con la Protezione Civile cercano di dare un’interpretazione chiara e definitiva all’ordinanza: in effetti non si parla di chiusura degli impianti, e con un comunicato congiunto informano urbi et orbi che sì, gli allenamenti si possono svolgere in tutte le discipline, ma a porte chiuse, senza i genitori o spettatori di qualunque genere sugli spalti o a bordo campo. Con qualche distinguo però: in Friuli non tutti i sindaci sono d’accordo, ed in qualche territorio comunale viene mantenuta l’interpretazione più restrittiva. 

Nuovo giro di Whatsapp e post su Facebook. Cellulari incandescenti e scarichi, ma bisogna informare tutti: da domani si torna in campo. Tutti? No. Martedì mattina la FIGC-LND fa sapere tramite comunicato pubblicato sul suo sito ufficiale che indipendentemente dalle affermazioni degli uffici stampa dei Comuni regionali, il calcio rimarrà totalmente fermo fino a nuova comunicazione. A questo punto le azioni di Whatsapp al Nasdaq subiscono la più grande impennata da quando fu acquisita da Facebook. Contrordine, basket, volley, nuoto e pallanuoto, bocce, tiro con l’arco, pallamano ed atletica tornano a faticare, i calciatori a casa: plotoni di genitori riorganizzano le giornate di nonni e babysitter, fingono l’influenza (e vengono immediatamente ghettizzati) per rimanere con i figli, i mister ricadono nella prostrazione temendo di veder vanificati mesi di preparazione atletica con una settimana di gozzovigli casalinghi. 

Fine della storia? Nemmeno per idea. Nel pomeriggio di martedì lo stesso sito della FIGC regionale fa sapere che, d’accordo con il CONI, anche i giovani calciatori hanno la possibilità di allenarsi, ma dovranno farlo a porte chiuse. Porte chiuse che, per inciso, sarebbero il sogno proibito della totalità delle associazioni sportive-scuole calcio-allenatori, presidenti e dirigenti in ogni angolo d’Italia, unico aspetto tutto sommato accettabile di questa terrificante vicenda. Facendo i conti, il 25% della giornata lavorativa è trascorso a scrivere o leggere messaggi sullo smartphone. 

Lungi da noi voler ironizzare su una situazione in cui molti nostri connazionali stanno subendo conseguenze fisiche o economiche di livello inimmaginabile. Siamo ben consci che lo scenario è inedito per tutti, ed oltretutto è piombato nelle nostre vite a tradimento ed in modo improvviso. Ma è proprio per la gravità della situazione che i cittadini avrebbero estremo bisogno di essere rassicurati da istruzioni chiare, decise, facilmente comprensibili, definitive anche se drastiche. Speriamo di non dover assistere, entro domani sera, all’ennesima nuova interpretazione dell’interpretazione del comunicato susseguente l’ordinanza. Mark Zuckerberg ci pare già sufficientemente ricco.