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Trieste nel dramma: al Dome banchetta anche l’ultima in classifica

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Terza sconfitta in casa consecutiva, quinta debacle nelle ultime sei partite in campionato, sesta nelle ultime sette partite giocate. Dal giorno in cui il buon Lobito Fernandez, oggi presente al palazzetto per raccogliere il tributo della sua gente, ha deciso che la sua avventura nel basket fosse giunta al capolinea, ad arrivare al capolinea è stata anche la stagione biancorossa. L’involuzione tecnico tattica che ha coinvolto ogni componente del team, l’azzeramento della scorta di energia, l’incapacità di reagire alle difficoltà, l’arrendevolezza davanti ad ogni tipo di avversario sono divenute da allora la cifra distintiva di una squadra che fino a quel punto aveva sorpreso urbi et orbi per autorevolezza e capacità difensiva, freddezza nei finali punto a punto e freschezza atletica.

L’uscita tra i sonori (ed unanimi) fischi e qualche isolato insulto piovuto dagli spalti al termine dell’ennesimo passo falso al cospetto di avversari tutt’altro che irresistibili dovrebbero far una buona volta suonare l’allarme definitivo nella testa dei vertici societari, rei confessi per il clamoroso errore nella scelta del sostituto del Lobito aggravata dal costoso upgrade al 6+6, ma forse ancora in tempo per trovare una soluzione in grado di scuotere un ambiente ed un team ora in preda al panico con il morale ben al di sotto del battistrada delle variopinte Nike indossate. Tutte le scelte del coaching team nel finale si sono rivelate clamorosamente sbagliate, e peraltro anche la preparazione del match contro la Fortitudo rivela qualche evidente falla se sistematicamente nei mismatch i lunghi bolognesi riuscivano a tirare indisturbati in testa ai piccoli ed impotenti triestini. I correttivi in corsa non sono arrivati (come del resto sempre successo finora), facendo nuovamente emergere l’incapacità di lettura delle soluzioni tattiche avversarie e l’impotenza nell’arginarle.

A differenza delle due partite precedenti perse con Venezia e Sassari (cui si può aggiungere la trasferta impossibile a Milano) contro la Fortitudo l’Allianz affrontava un roster ampiamente alla sua portata anche in questo momento difficile. Ma, ancora una volta, dopo qualche minuto di studio, al primo allungo nel secondo quarto gli ospiti incontrano ben poca resistenza: saggiano l’inconsistenza difensiva biancorossa, ne constatano la farraginosità offensiva e prendono progressivamente più coraggio, pur non giocando certo la miglior pallacanestro. Benzing e Groselle banchettano da subito a rimbalzo sia in difesa che in attacco, e già questo fa presagire che le cose si sarebbero messe sempre peggio (alla fine Trieste vincerà la sfida nel computo delle carambole, ma ci riesce a frittata già ampiamente fatta). I sette punti di svantaggio a fine primo tempo non sono certo una voragine, e per una volta nel terzo quarto Trieste (dopo aver toccato il fondo sul massimo vantaggio ospite, 12 punti con il pubblico a reclamare l’estrazione degli attributi) reagisce ed in un nonnulla azzera il gap riuscendo a portarsi addirittura in vantaggio di 3 con una bomba di Campogrande. A quel punto emerge, però, un altro grave difetto dei biancorossi: non appena sentono di aver risolto una situazione difficilissima in cui si erano cacciati in precedenza, si rilassano completamente considerando compiuta la missione, che manchino 30 secondi o 13 minuti alla sirena finale. Bologna ovviamente non ci sta affatto e reagisce ristabilendo le gerarchie, che ad oggi la vedono prevalere nettamente su una Trieste letteralmente in caduta libera. Si riprende il vantaggio, lo dilata grazie alle bombe di Frazier e Benzing, gioca al gatto con il topo. Ciani relega definitivamente in panchina Konate, unico a poter primeggiare a sportellate con Groselle e Benzing, per l’intera quarta frazione, lasciando l’ingrato compito ad un Delia capace di sbagliare gli appoggi più elementari da pochi centimetri, pur rimanendo (nel disastro) fra i più positivi dei suoi. Sotto canestro sia Lever che Grazulis vengono impiegati anche spalle a canestro, ma evidentemente non è il loro pane quotidiano, e soffrono maledettamente l’intensità difensiva avversaria. Banks non viene ritenuto degno di provare a metterci una pezza ed anche a lui viene preferito uno stremato Cavaliero, forse nella speranza che possa accendere una fiammata con qualche bomba delle sue, specialità peraltro mai tentata nell’arco di tutto l’incontro dal capitano. Di Alexander si erano perse le tracce già nel primo quarto, tre minuti e mezzo con zero di valutazione e -11 di plus minus: dal momento che non si degna nemmeno di porgere gli asciugamani ai compagni, la sua utilità in una squadra di pallacanestro sfugge ai comuni mortali. Gli ultimi minuti, con due possessi a separare le squadre, avrebbero anche potuto rivelarsi sorprendenti in positivo se le scelte in campo e fuori si fossero almeno parzialmente rivelate azzeccate. Ma se bisogna fare i conti con aggressività ed intensità latitanti ed un linguaggio del corpo che, come ormai i tifosi triestini hanno imparato a capire a loro spese, decreta la fine anticipata del match, la strada per gli ex ultimi in classifica è perfettamente lastricata e sgombra da ostacoli: la F va giustamente a raccogliere l’ovazione dei suoi numerosi seguaci, Trieste esce a testa bassa con una colonna sonora a cui l’Allianz Dome non era abituato da tempo immemore.

Ora i rischi sono evidenti: Trieste, se insisterà con questo atteggiamento, può cominciare a considerare l’eventualità di non vincere più nemmeno una partita fino alla fine, e venti punti sono evidentemente troppo pochi per salvarsi. Di playoff in questo momento meglio non parlarne, almeno la scarsità di ambizioni (camuffata da eccessiva umiltà) dimostrata anche in un campionato che avrebbe potuto essere il migliore dal ritorno in serie A potrà essere tramutata in paura di retrocedere e magari potrà fornire la necessaria scossa all’ambiente. A meno che la scossa non si decida di darla con altre, dolorose, scelte.

Le pagelle dei biancorossi

Banks 5: questa storia che su di lui le difese si accaniscono non regge più. Era ovvio e prevedibile, ma lui, per l’appunto, è Adrian Banks, non un Alexander qualsiasi. Doppia cifra e troppi, davvero troppi errori in campo. Davis 6/7: sarebbe da 7 se non avesse sbagliato ogni singolo possesso nel finale, a cui peraltro arriva stremato da 35 minuti di straordinari. 0/4 da tre… Alexander 2: elemento inadatto al giuoco della pallacanestro. Konate 5-: due punti in soli 9 minuti, 0/4 al tiro, 4 falli di cui almeno un paio di una ingenuità da minors. Ma sarebbe stato l’unico a reggere le sportellate con gli armadi bolognesi. Mian 4/5: sbaglia praticamente tutto, tira male, difende peggio. Delia 5/6: la quasi sufficienza viene portata dal 20 di valutazione frutto di 16 punti e 9 rimbalzi, ma gli 8 tiri sbagliati (su 15 tentativi) per qualità ed importanza gridano vendetta. Cavaliero 5-: gli viene fatta portare la croce con un mese di anticipo rispetto alla Via Crucis. Virgola in 22 minuti con zero bombe tentate, solo 4 assist a sporcare il referto. L’extra impiego causato dalla latitanza dell’ex Virtus lo sfianca e gli toglie lucidità ad un’età cestistica nella quale dovrebbe godersi la vita. Campogrande 7: doppia cifra con un minutaggio superiore ai venti minuti, prestazione pressoché perfetta al tiro e 4 rimbalzi. Nel disastro totale, unico dei rarissimi segni di conforto. Grazulis 6-: statistiche più che discrete, buona prestazione offensiva, ma la sofferenza nel dover contenere Groselle e/o Benzing nei lunghissimi minuti senza Konate, in cui deve giostrare anche da 5, gli tolgono lucidità difensiva. Lever 6+: presenza, voglia, tecnica, un costoso errore nel finale con il piedino sulla riga laterale, ma averlo ritrovato, al pari di Campogrande, dà qualche tenue lumicino di speranza per il futuro. Ciani & Legovich 4: partita preparata male e proseguita peggio, non riescono a trasmettere la giusta energia alla squadra, fanno ostinatamente scelte cervellotiche (a posteriori) nell’ultimo quarto, più in generale non riescono ad adattare il piano partita alle nuove e mutate condizioni della partita. Francamente il coach, che di certo l’avrà fatto anche da solo, deve essere messo in discussione come chiunque altro.

Tabellini e classifica tratti dal sito della Lega Basket
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