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Una notte al museo

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Vogliamo dirla tutta? Pisa se ne va in serie B. Vince sul campo, meritatamente nonostante la prestazione generosa, ma evidentemente non abbastanza, dei rossoalabardati. Non ruba nulla, interpreta la sfida nel modo giusto, non è bloccata dalla tensione o dalla paura, è cinica nelle occasioni determinanti ed ha fortuna nelle “non decisioni” arbitrali in un paio di episodi perlomeno dubbi. 

Ma è un’altra la vittoria forse più inaspettata, specie dopo i proclami sui record di affluenza al Rocco surclassati dai tifosi triestini. I neroazzurri toscani, che occupano quasi per intero la curva ospiti, mostrano fin da subito, da molto prima del calcio d’inizio, che oggi non ce ne sarebbe stato per nessuno. Certo, il colpo d’occhio dello stadio è finalmente esaltante, la coreografia della Curva Furlan all’altezza dell’evento, il numero di tifosi senza pari nella categoria. 
Ma la curva pisana dà una grande lezione di tifo: mai offensiva (tranne quando risponde alle provocazioni, ed ovviamente al netto dei dementi che hanno danneggiato i nuovi seggiolini rischiando un sacrosanto, ed auspicabile, DASPO), dà il suo sostegno è corale, rumoroso, costante, trascinante, senza pause. 
I triestini, specie nei settori meno caldi, iniziano la sfida con un atteggiamento “soft”, per poi tramontare dopo il gol del vantaggio ospite, quasi stessero assistendo ad una rappresentazione teatrale non particolarmente eccitante. 

Ammettiamolo: fa male. Non è facile sostenere la squadra nelle difficoltà (ed in questo, ad esempio, i tifosi del basket triestino -attenzione: triestini pure loro!- sono invece al top in Italia). Ma l’amore per i propri colori va dimostrato soprattutto in questi frangenti. Non si può, non si deve, abbandonare lo stadio quando la partita sembra persa per non rischiare l’ingorgo al parcheggio, come avvenuto oggi dopo il terzo goal ospite in larghi settori della gradinata. La Kop di Liverpool è l’esempio irraggiungibile, la curva pisana molto meno, eppure c’e molto da imparare anche da quella. Lo stadio non è un museo. il piano di sopra va conquistato anche diventando, di fatto, il dodicesimo uomo in campo. 

La Triestina ci riproverà l’anno prossimo, con la consapevolezza perlomeno di essere riuscita a portare allo stadio nelle ultime due settimane ragazzi e ragazzini che probabilmente finora non l’avevano mai vista dal vivo in vita loro. È da questo ricambio generazionale fra i tifosi che bisogna ripartire. Probabilmente i 19.000 di oggi rimarranno a lungo un numero inavvicinabile, ma se i 4-5000 che realisticamente  potrebbero essere la media spettatori al Rocco in serie C saranno per la gran parte “riconferme” dei playoff di quest’anno, l’investimento sul ricambio generazionale del popolo rossoalabardato sarà l’unica grande vittoria di questa stagione. Il concepimento del mitologico “dodicesimo uomo”