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Venezia-Trieste 72-81, le pagelle dei biancorossi

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(Photo credit: sito ufficiale della Lega Basket Serie A)

Gaines 6+: 1 su 2 da due e 1 su 3 da tre per 4 di valutazione non raccontano della inedita dedizione difensiva nei 21 minuti in campo, e soprattutto della zingarata sul finale di partita che frutta un canestro dopo aver subito fallo frutto di tecnica e senso dell’equilibrio, tre punti dal peso specifico incalcolabile. E poi il giocatore avulso dal resto della squadra, che battibecca con compagni e panchina e tira fuori ritmo della prima parte di campionato si è trasformato in un soldatino ordinato e “quasi” inquadrato, che sembra parte integrante del gruppo anche dal punto di vista emotivo.

Pacher 5+: sembra al canto del cigno. Unico a non realizzare punti, chiude con zero di valutazione ed un atteggiamento dapprima volonteroso, poi rassegnato. Zoppica anche nella sua specialità migliore, catturando solo due rimbalzi. Va bene essere considerato uomo spogliatoio ed aver ricevuto la fiducia ufficiale da parte del GM, ma l’arrivo di Terry potrebbe ridurre sensibilmente le sue chance di finire la stagione a Trieste.

Davis 7-: limita a due le palle perse, detta i ritmi nel finale assieme a Ruzzier, si prende i “suoi” tiri da centro area, è ancora in una fase bassa di rendimento ma in recupero rispetto alle ultime uscite a cavallo delle Feste. Riesce a dare affidabilità e sicurezza nel finale di partita, e sembra metabolizzare progressivamente la difficile convivenza con un Ruzzier sempre più protagonista.

Spencer 8+: i suoi progressi sono prepotenti. Alla quarta doppia doppia consecutiva, a Venezia cattura la bellezza di 14 rimbalzi. E’ primo in campionato per percentuale da due e rimbalzi offensivi, sul podio per rimbalzi totali e stoppate. I giochi a due, specialmente i tagli sul pick and roll con Ruzzier, funzionano come il meccanismo di un orologio svizzero, aggiunge personalità e prepotenza anche in difesa con avversari che sulla carta avrebbero dovuto ridicolizzarlo come Mitchell Watt. E’ al momento uno dei migliori centri della lega, e per questo può da subito cominciare a ringraziare Marco Legovich.

Deangeli 7: realizza nel finale un tiro dall’angolo negli ultimi due secondi di azione che pur valendo due punti pesa come una bomba. Non è tanto per il gesto tecnico, quanto per gli attributi dimostrati nel prendersi la responsabilità di tentarlo. Il capitano è l’uomo in missione per il coach, in grado di difendere sui piccoli così come sui big man, commette falli intelligenti quando si vede battuto, tenta sempre l’anticipo, è sempre pronto sugli aiuti difensivi. Altro prodotto della scuderia Legovich, che lo responsabilizza e gli dà fiducia. Contende a Spencer lo scettro di Most Improved Player.

Campogrande 6: pochi minuti sul parquet, ancora limitato dalla maschera protettiva al volto, realizza però una bomba che finalmente lo sblocca. Si impegna in difesa, ha ancora ampissimi margini per migliorare. Ma perlomeno Venezia, che nel suo spot ha infinite soluzioni, non riesce ad approfittarne. Qualcosa vorrà pur dire, al netto dell’abnegazione difensiva fuori ruolo di Bartley e Deangeli.

Vildera 6/7: Mister Utilità gioca solo 11 minuti sostanzialmente per dare fiato ad un sontuoso Spencer. Ma si fa trovare sempre pronto nei giochi a due come il suo compagno di reparto americano, sbaglia pochissimo, la sua presenza sotto canestro si misura anche oltre i numeri espressi dal tabellino, in una serata nella quale, nel confronto con Tessitori, paga pegno sul piano fisico, anche se il centro della Nazionale non fa molto per dimostrare la sua superiorità, specie in attacco.

Bartley 8+: Altro ventello per il 4×4 biancorosso, imprendibile per Spissu e De Nicolao, ma anche per Granger. Quando decide di partire attaccando il ferro fa un po’ quello che vuole, entra nella difesa lagunare come una lama calda nel burro. Cattura solo due rimbalzi ed è insolitamente impreciso dalla lunetta, forse poco lucido per lo sforzo fisico, ma è determinante ed imprescindibile in attacco, pur compiendo il suo capolavoro soprattutto in difesa. Contende a Spencer il titolo di MVP della serata.

Lever 6/7: facendo parte del pacchetto dei lunghi biancorossi che vince nettamente il confronto con i pari ruolo della Reyer si merita una ampia sufficienza, sebbene da lui ci si aspetti qualcosina di più, specie nella determinazione e nella sicurezza in attacco: è dotato di ottima tecnica, forse la migliore fra i triestini sotto canestro, dovrebbe sfruttarla maggiormente mettendosi più spesso in proprio. Anche lui determinante in difesa con 6 rimbalzi catturati in ben 22 minuti sul parquet.

Ruzzier 8: Con Spencer e Bartley è l’autore principale del sacco del Taliercio. Da quando è arrivato lui la squadra si è trasformata, si è messa a giocare con i giri ed i ritmi giusti, esegue con maggiore sicurezza e precisione i giochi offensivi, ci sono giocatori come Spencer che ne raccolgono con golosità i frutti. Bologna ha restituito a Trieste un giocatore maturo, più consapevole e reponsabilizzato. Ora che è tornato in forma partita è anche pericoloso in attacco, disponendo di soluzioni sia dall’arco che in penetrazione. Nel gioco a due con i lunghi taglia la difesa avversaria anticipandone i movimenti, intuendo linee di passaggio che ormai i suoi compagni hanno imparato a capitalizzare e che mandano totalmente in confusione coach e giocatori avversari. La convivenza con Davis sta migliorando, o meglio Davis sta imparando a convivere con lui. Quando l’integrazione fra i due sarà completa, il pacchetto degli esterni di Trieste sarà fra i migliori della lega.

Marco Legovich & coaching staff 9: Dopo l’investitura della nuova proprietà, che lo mette al centro del nascente ambizioso progetto di crescita del club, dopo aver battuto in una battaglia di nervi Attilio Caja e dato una lezione di basket a Marcelo Nicola, il coach biancorosso vince anche la sfida a distanza con Walter De Raffaele, che pur conoscendo i punti deboli biancorossi non riesce ad approfittarne. Il piano partita di Legovich è logico e preparato alla perfezione, ma il vero capolavoro è essere riuscito a farlo eseguire alla perfezione dai suoi giocatori, specie nel back court, dove ripropone la difesa match up ormai divenuta un suo marchio distintivo, che mostra consapevolmente il fianco alle conclusioni da fuori di Venezia, ma blinda clamorosamente il pitturato, dove Mitchell Watt non riesce praticamente mai ad avvicinarsi al ferro, tanto da venir relegato a lungo in panchina. Legovich è bravissimo anche nel non perdere la calma e dare coraggio ai suoi uomini nel momento di massimo sforzo lagunare a cavallo fra terzo e quarto quarto, sebbene forse interrompere la prolungata emorragia di punti costata un clamoroso break avversario sarebbe stata la scelta migliore (compensata comunque dal fatto di aver conservato due time out per il finale, toccasana per concedere riposo e ridare lucidità ai suoi ragazzi). Ormai Marco non si può più nascondere, non è più una sorpresa per nessuno, ma i suoi detrattori, specie coloro che ne attribuivano la nomina esclusivamente al budget risicato, lo aspettano al varco: le prossime due partite lo opporranno ad altri due mostri sacri, Pancotto e Messina. Ottima occasione per mettere a tacere anche coloro che credono ancora che l’Italia non sia un Paese per giovani.