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Vigile attesa in casa Pallacanestro Trieste

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Al termine di una settimana di voci, indiscrezioni che a un certo punto parevano clamorose, su possibili ribaltoni societari o sull’entrata di facoltosi main sponsor, il totale silenzio (ufficiale) vige dalle parti di via Miani. La sensazione, piuttosto netta, è che qualche trattativa, una in particolare, con un gruppo imprenditoriale ben disposto verso una operazione di entrata nel capitale del club, sia in effetti in corso. Che, però, i tempi siano sufficientemente veloci da influire sulle scelte di mercato appare perlomeno improbabile, anche perché i particolari da determinare sono estremamente numerosi, dalla valutazione delle quote alle proporzioni delle stesse, agli equilibri nel processo decisionale: tutti aspetti affrontabili e definibili, ma con periodi di maturazione necessariamente lenti. Stesso discorso per quanto riguarda lo sponsor, che potrebbe effettivamente arrivare in questi giorni ma che in ogni caso non sarà in grado di spostare le logiche di un mercato evidentemente improntato all’austerity in vista di un campionato che si preannuncia tutto lacrime, sudore e sangue.

Dopo il completamento del pacchetto italiano, l’arrivo del neo sposo AJ Pacher ed il ritorno di Corey Davis, nella piazza serpeggia una spasmodica attesa per conoscere i nomi dei tre stranieri destinati ad indirizzare la stagione biancorossa, ulteriormente alimentata dalle spesso ingannevoli indiscrezioni di cui sopra che, c’è da dirlo, provengono da fonti “anonime” ma apicali all’interno della società. Anche in questo caso, però, la curiosità si scontra con la necessità di attendere tempi migliori per approfittare dei “saldi” di fine Summer League: in effetti, al momento le pretese di giocatori e procuratori, ancora alla ricerca di sistemazioni di maggiore visibilità in grado di garantire un ritorno economico più soddisfacente, pongono alcuni interessanti profili ben oltre le possibilità di budget triestine. Pretese che, una volta finita la Summer League e conclusi gli ingaggi più onerosi (e maturati gli errori più dispendiosi dalle società che se li possono permettere) lasceranno sul piatto un pacchetto di giocatori che, allora sì, potrebbero rientrare nel raggio di azione di Legovich & Ghiacci. Nonostante l’assenza fisica da Trieste del nuovo coach, ancora impegnato con gli Azzurrini nei Campionati Europei, non è comunque escluso che qualche timido approccio sia tentato anche in questi giorni, ma sembra piuttosto improbabile che, almeno per una decina di giorni, si assista a qualche arrivo in riva all’Adriatico. Del resto, mai come in questo caso la fretta potrebbe essere cattivissima consigliera: se in passato era stato possibile ovviare a qualche piccolo o clamoroso errore nell’allestimento del roster in corso d’opera, sbagliare le scelte in questa stagione potrebbe avere conseguenze disastrose se non letali: sbagliarle per precipitazione sarebbe oltremodo imperdonabile. Peraltro, il raduno è previsto per il 10 agosto, l’inizio del campionato non prima di ottobre. A metà luglio una pausa di riflessione in attesa di sviluppi interni ed esterni non può certo essere confusa con una irrimediabile perdita di tempo.

Tifosi ed ambiente dovranno dunque armarsi di pazienza, magari facendo decollare una campagna abbonamenti che al momento ha visto riconfermare poco più di una tessera su dieci rispetto a due stagioni orsono. Trieste cestistica ha dimostrato nei decenni di voler ostinatamente rimanere attaccata alla sua creatura indipendentemente dalla categoria, dai giocatori, dal coach, dal presidente, dal CdA. Leggere reiteratamente sui social (cassa di risonanza distorta e fuorviante, ma pur sempre termometro del sentiment della tifoseria) che la Società stia ottenendo un raccolto proporzionale al seminato per giustificare la fiacchezza delle sottoscrizioni dei ticket annuali, nonostante una squadra iscritta per il quarto anno consecutivo al massimo campionato nazionale e la possibilità di rivedere ancora una volta a Trieste due squadre di Eurolega ed i migliori giocatori azzurri è perlomeno fuorviante, quantomeno riduttivo, quando non totalmente errato. E’ molto più complesso spiegare le reali ragioni che hanno portato a tale evidente disaffezione della platea biancorossa, ormai ridotta ad uno zoccolo duro di irriducibili romanticamente attaccati alla causa ed una grande maggioranza diffidente con punte di inedita (quanto avvilente) sarcastica ostilità. Peraltro, in tempi di chiusure di impianti industriali storici con potenziali pesanti ricadute occupazionali, l’abbonamento al basket rappresenta forse l’ultimo dei problemi per molti: in altre parole, l’aspetto economico nell’era post covid ha un’importanza talvolta cruciale. Inoltre, non si può non notare come, successivamente alla presentazione della campagna all’Allianz Dome, l’argomento “abbonamenti” sia letteralmente sparito dai canali di comunicazione: nessuna promozione su stampa o web, rari riferimenti su canali social e sito istituzionale, un claim potenzialmente attraente come “Audaci” non sfruttato a fondo come avrebbe potuto a livello di campagna di marketing: evidentemente le ristrettezze economiche spingono il club a concentrarsi quasi esclusivamente sull’aspetto sportivo. Sta di fatto che 500 abbonamenti confermati costituiscono un dato notevolmente al di sotto di quanto la città di Trieste potrebbe esprimere, al netto di tutti i dubbi, la staticità e le antipatie/simpatie personali.