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L’Allianz si blocca sul più bello: i due punti della riscossa rimangono a Trento

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AQUILA DOLOMITI TRENTO – ALLIANZ PALLACANESTRO TRIESTE 75-74
Aquila Dolomiti Trento: Johnson 1, Bradford 9, Williams 8, Reynolds 14, Conti 5, Morina, Forray 4, Flaccadori 23, Mezzanotte 2, Dell’Anna, Ladurner, Caroline 9. All: Molin
Allianz Pallacanestro Trieste: Banks 22, Davis 15, Konate, Longo, Deangeli, Mian 8, Delía 5, Cavaliero 3, Campogrande 3, Gražulis 11, Lever 7. All: Ciani
Parziali: 22-26; 40-42; 58-61;
Arbitri: Giovannetti, Galasso, Brindisi

Il derby della paura si risolve all’ultimo tiro: una partita tirata, tecnicamente non bellissima ma tesa ed equilibrata, che Trieste conduce per più di tre quarti, finisce con un’ultima azione sicuramente pensata in modo diverso, con la palla transitata per le mani di Davis e Banks, fin lì decisivi, ma finita casualmente in quelle di Alessandro Lever, che nonostante tutto tenta la bomba della disperazione mancando il buzzer beater vincente per un soffio. Gli dei del basket premiano per una sola lunghezza una Trento in confusione per larga parte del match, sostenuta da un grande Flaccadori e qualche sprazzo di Reynolds, ma soprattutto graziata da una squadra biancorossa capace di fare quasi tutto giusto (soprattutto per atteggiamento) per 38 minuti, lisciando però clamorosamente le azioni che contano.

Del resto quando a tirare la carretta sono i soliti 6, con l’apporto non certo memorabile di Daniele Cavaliero a dare respiro a Corey Davis, si ha la certezza che si arrivi nei momenti cruciali in debito di energie e lucidità: a Trento, oltre all’annunciata rinuncia ad Alexander, si aggiunge quella di fatto di un Sagaba Konate vergognoso per atteggiamento, approccio ed efficacia, capace di riuscire nell’impresa, al termine della settimana più difficile della stagione nella quale è stato posto più di altri sul banco degli imputati, di disputare nel secondo quarto 70 secondi di pura abulia, con due palle perse banalmente ed i piedi ben piantati al suolo a fare da spettatore non pagante degli attacchi avversari. Immediatamente fatto sedere, non rivedrà più il campo per il resto della partita (e, da quanto si può capire fra le righe delle pochissime parole della società, per il resto della stagione). Stavolta non incide in alcun modo nemmeno Luca Campogrande, anche lui impiegato solo per pochi istanti. In queste condizioni non è pensabile disputare le sette partite che mancano fino alla fine del campionato, sette finali in cui sarà indispensabile una qualche forma di aggiunta -se non di cambiamento- se si vorrà affrontarle con qualche probabilità di successo.

E dire che per il resto la partita di Trento, a differenza delle ultime uscite in campionato alla MLB Arena, ha segnato un deciso cambio di rotta nell’approccio, con il quintetto dei più motivati ed in palla a dettare ritmi elevati, ferocia agonistica (pur con qualche pausa difensiva, peraltro non punita dalla invero scarsa vena realizzativa dell’Aquila), una valanga di tiri da tre -almeno nel primo tempo- e due giocatori a pescare continuamente nel torbido come Corey Davis e Adrian Banks: due cavalli di razza, che evidentemente devono aver stretto una sorta di patto fra loro tanto appaiono uomini in missione. Davis chiude peraltro in crescendo il match, prendendosi responsabilità importanti nel momento di massimo sforzo dei padroni di casa, limitandone la spinta e ricucendo immediatamente il tentativo di fuga nel finale. Banks come sempre dà il meglio nella prima frazione, quando è ancora fresco e le attenzioni delle difese avversarie sono meno “affettuose” nei suoi confronti. Ma, a parte nell’ultima azione in cui ferma troppo presto il palleggio lontanissimo da canestro, favorendo la pressione difensiva e limitando di fatto le possibili soluzioni per il tiro decisivo, mantiene una costanza di rendimento per tutti i 40 minuti, inventando e costruendo gioco, fungendo da allenatore in campo, talvolta da chioccia soprattutto per Alessandro Lever. Sotto canestro, grazie soprattutto ad avversari che (a parte quando sfruttano i cambi difensivi entrando come il burro nell’area triestina) si autolimitano con una prestazione al tiro insufficiente, Ciani può affidarsi in più di una occasione al doppio 4, soluzione raramente ammirata in stagione ma molto dinamica ed efficace. Anche perché Delia è anche lui preda della sagra della bestialità nel secondo tempo, con ben due infrazioni di passi fischiate (movimento del piede perno banalmente errato) ed un paio di tiri liberi decisivi a scheggiare il ferro. Quando Grazulis si vede fischiare il quinto fallo con metà di ultimo quarto ancora da disputare, e con la decisione di far rimanere ostinatamente seduto Sagaba Konate, per Trieste si spegne la luce soprattutto al rimbalzo difensivo, con i lunghi trentini a banchettare e donare doppie chance. Ciò nonostante, l’Allianz tiene botta, si vede ricucire l’intero vantaggio che aveva raggiunto la doppia cifra, va sotto di qualche punto ma, a differenza di quanto puntualmente accaduto nelle ultime cinque partite, non si dà per vinta, non battezza finita la partita prima del tempo, reagisce e porta il match ad essere deciso punto a punto.

Alla fine, cambia poco: arriva comunque una sconfitta, che uno sconsolato Franco Ciani attribuirà a due minuti sconsiderati e costellati da troppi errori. Due minuti che, però, sono figli di quanto costruito e poi inesorabilmente distrutto nei precedenti 38. Stavolta qualche soluzione difensiva nuova si è intravista, mentre l’attacco è risultato quasi sempre fluido e paziente: non sappiamo quanta della responsabilità della sconfitta vada attribuita alla panchina, ma se il risultato di Trento veniva definito uno sparitacque per la “condizionale” con la quale il coach era stato riconfermato lunedì scorso, non si possono escludere novità in tal senso nei primi giorni della settimana che porterà alla sfida impossibile contro la Virtus di sabato sera. Dopo la Virtus, arriveranno le due trasferte consecutive in tre giorni a Reggio Emilia e Varese, per poi tornare al Dome, dopo altri tre giorni, per la sfida salvezza contro una Cremona oggi capace di tornare a vincere superando (ed inguaiando) Treviso e riagganciando la Fortitudo sul fondo della classifica. Perde anche Pesaro, mentre vince Napoli: il penultimo posto rimane 6 punti più in basso con alcune squadre in difficoltà tanto quanto l’Allianz (la stessa Trento nonostante la vittoria nello scontro diretto – nella quale perlomeno non ribalta la differenza canestri – non sembra godere di ottima salute), ma Trieste rischia di arrivare al match contro Cremona ancora inchiodata a venti punti, quota che l’aveva portata al terzo posto e che ora sta diventando una vera maledizione: rischio concreto e che la porterebbe a disputare quella partita come una sorta di ultima spiaggia.