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Trieste KO anche a Pesaro: ora non resta che il match point contro Verona

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CARPEGNA PROSCIUTTO PESARO – PALLACANESTRO TRIESTE 94-83 

Pallacanestro Trieste: Bossi 7, Spencer 4, Deangeli 0, Ruzzier 7, Campogrande 1, Vildera 0, Stumbris 4, Bartley 22, Lever 24, Terry 10. 

Allenatore: Legovich. 

Assistenti: Maffezzoli, Vicenzutto.

Carpegna Prosciutto Pesaro: Abdur-Rahkman 7, Cheatham 11, Moretti 20, Kravic 17, Charalampopoulos 6, Totè 3, Visconti 8, Tambone 6, Delfino 5, Daye 8, Stazzonelli ne.

Allenatore: Repesa 

Assistenti: Savignani B. – Pentucci L.

Parziali: 22-21, 24-19, 18-23, 30-20

Progressivi: 22-21, 46-40, 64-63, 94-83

Arbitri: Begnis R. – Perciavalle A. – Valleriani D.

La madre di tutti gli scontri salvezza, la definizione da manuale del classico win or go home. Dopo la (prevedibile) sconfitta a Pesaro la Pallacanestro Trieste è graziata dalle sconfitte di Verona e Varese e domenica prossima, all’Allianz Dome, accadrà ciò che a tutti i costi andava evitato: caricare il match contro la Tezenis di significati ed importanza che travalicano la singola partita, travalicano, se vogliamo, anche il risultato della singola stagione. Quella contro gli scaligeri è un bivio per il futuro del basket ad alto livello a Trieste, e come tale andrà affrontato in campo e sugli spalti. Ma per parlare di quell’evento c’è tempo, mancano sette giorni nei quali, al ritmo al quale siamo abituati nelle ultime settimane, ci possiamo attendere novità, stravolgimenti, colpi di scena provenienti soprattutto da fuori i campi da gioco.

Intanto, a Pesaro Trieste tutto sommato non demerita, anzi stavolta getta l’anima sul parquet e viene sconfitta soprattutto dalla lunghezza delle rotazioni a disposizione di Repesa a confronto di quelle risicatissime e menomate in mano a Legovich, e dalla conseguenze difficoltà sul piano atletico che una partita tirata non può non generare. Del resto i ragazzi di Legovich erano stati bravi a recuperare completamente, ribaltando l’inerzia della partita, in almeno un paio di momenti nei quali la partita sembrava sfuggire di mano, con Pesaro capace di raggranellare vantaggi in doppia cifra rivelatisi fugaci come neve a primavera. Ma lo sforzo sviluppato nel terzo quarto, chiuso sotto di uno dopo essere precipitati anche sotto di 10 ed essere riusciti a rimettere il naso avanti, si dimostra letale: nella quarta frazione Trieste torna lenta e prevedibile in attacco, per lunghi minuti non riesce addirittura ad andare al tiro o ci va con conclusioni fuori ritmo e prive di logica. Dall’altra parte Pesaro è brava ad approfittare del fisiologico calo di intensità difensivo biancorosso e punisce con i suoi uomini migliori, quelli che quando tirano piedi a terra non sbagliano mai nei momenti importanti: Moretti, Cheatam, Delfino, anche Daye, dilatano il vantaggio in una quarta frazione da 30 punti nella quale Legovich può opporre solo un monumentale Lever da 26 punti e 4 rimbalzi, che a questi livelli può fare la differenza nelle ultime due partite (e che ora fa rimpiangere il limitatissimo impiego nelle due precedenti) ed il solito Bartley, che almeno stavolta, al netto delle 7 palle perse, è l’unica certezza offensiva in mano a Trieste, certo la più prevedibile ma anche la meno arginabile.

Legovich prova a rimescolare le carte lanciando in quintetto il bolzanino con il solo Emauel Terry a giostrare da “5”, e la scelta se non altro ha l’effetto di sorprendere Repesa, che si ritrova un lungo molto più perimetrale come Lever anziché le torri gemelle a pestarsi i piedi nel pitturato. Se poi Lever ci mette anche del suo con la giusta cattiveria, il coraggio di provare -e trovare- conclusioni dalla distanza, allora questa è una scelta che può avere un futuro, sebbene fugace visto che ormai la stagione volge al termine.

La partita vive di fiammate da una parte e dall’altra, con Repesa che può contare sul solo Kravic sotto canestro a sgomitare per catturare rimbalzi che si traducono in seconde chance, ma con una batteria di piccoli difficili da arginare, specie se Moretti sembra da subito ispirato da fuori e d sotto, ben coadiuvato da Visconti e Tambone. Trieste si difende con il coltello fra i denti, annulla Abdur Rahkman ma subisce la fisicità di un Charalampoupulos che nel suo ruolo non trova avversari credibili: il greco sfrutta la sua esperienza per procurarsi falli a ripetizione, tranelli nei quali attrae spesso uno Stumbris in qualche occasione davvero troppo ingenuo a questi livelli. Trieste, però, regge bene con Terry a conquistare rimbalzi anche in attacco ed intimidire in difesa (miglior valutazione di squadra per lui nel primo tempo) ed un buon Ruzzier al quale, però, non si può chiedere di fare sempre pentole e coperchi: Michele penetra, piazza assist, ma manca un alter ego sia per dargli fiato che come produzione offensiva. Stefano Bossi fa quello che può, si batte, si prende responsabilità in attacco, non ha paura di niente, ma dal punto di vista fisico non può arginare le guardie avversarie in fase difensiva e quando viene sistematicamente raddoppiato in attacco tende a mostrare dei limiti evidenti. In altre parole, l’assenza di Davis si sta rivelando letteralmente esiziale, come del resto era previsto già dal momento in cui mercoledì scorso arrivò la mazzata della sua sospensione.

Pesaro tiene Trieste leggermente dietro, contenendo il suo massimo sforzo, fino alla fine del terzo quarto, unica frazione vinta dagli ospiti che comunque la chiudono in svantaggio di un punto. Poi si distendono alla distanza con un ultimo quarto da trenta punti, nel quale si rivelano infallibili da tre punti quando serve per piazzare il break e poi gestiscono con intelligenza i tempi, andando ad annullare le prevedibili ed ormai spuntate fonti di punti triestine, che se continuano a segnare lo fanno di pura voglia più che con l’organizzazione di gioco. Trieste rischia di deragliare nel finale, ma chiude con un divario più consono rispetto a quello che si è visto nell’arco dei 40 minuti.

Napoli, nella consueta sorpresa di giornata, strapazza Tortona e raggiunge Trieste a 20 punti (rimanendo dietro grazie il doppio scontro diretto a favore dei biancorossi). Varese perde a Venezia ed ora probabilmente potrà salvarsi solo se le verranno restituiti almeno parte dei punti di penalizzazione. Verona ha l’ultima chance contro Trieste e poi chiuderà all’ultima giornata contro una Scafati ormai virtualmente salva assieme a Treviso nonostante la larga sconfitta di quest’ultima a Milano. E’, dunque, ora di serrare le fila. La squadra, ne siamo certi, lo farà: è indispensabile che l’Allianz Dome torni per un giorno ad essere quell’assordante muro rosso che lo aveva reso pressoché inespugnabile fino a tre anni fa. Chi ha a cuore le sorti di questo club dovrebbe mettere da parte per qualche ora critiche, rancori, disaffezione e tornare a remare dalla stessa parte assieme a tutti gli altri. Poi, per fare i processi ci sarà tutta un’estate.

Photo Courtesy Sito Ufficiale Lega A
Photo Courtesy Sito Ufficiale Lega A