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Trieste-Milano 59-65: le pagelle dei biancorossi

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Gaines 6: coinvolto nella difficile serata degli esterni triestini contrapposti ad un pacchetto da Eurolega. Realizza una sola tripla e conquista 4 rimbalzi per un modesto 2 di valutazione finale, ma si danna l’anima in difesa specie nel primo tempo, e questo gli frutta la sufficienza pur in una serata difficilissima dal punto di vista offensivo.

Davis 7: come i compagni di reparto soffre immensamente la pressione e la fisicità dei piccoli avversari, specialmente quella di Napier. Ciò nonostante nei 34 minuti in campo sopperisce alla difficilissima serata di Michele Ruzzier, trova soluzioni importanti soprattutto da due punti litigando (come gli altri) con il canestro da oltre l’arco. Complessivamente nella sfida con avversari dal pedigree pesantissimo regge il confronto e mantiene la lucidità fino alla fine. Non molla mai.

Spencer 8-: ormai si è perso il conto delle doppie doppie in campionato. Certo, quando le realizzi contro John Doe o Plinio Caiazza hanno un peso, quando fai 10 punti (tirando con il 63%) e catturi 13 rimbalzi contro Brandon Davies, Johannes Voigtmann, Niccolò Melli e Pippo Ricci il peso è ben diverso, e dà l’esatta dimensione di quello che il brutto anatroccolo di inizio stagione è stato capace di diventare nel corso delle settimane. Imprescindibile.

Deangeli 6: oltremodo in difficoltà, soprattutto fisica, contro i pari ruolo milanesi, ma l’uomo in missione non se ne cura particolarmente. In difesa si spende oltre le possibilità umane, soffre in attacco dove non riesce ad incidere nemmeno con la consueta “bombetta” finale. Piace il fatto che sia capace di difendere sia contro i lunghi che contro gli esterni avversari, e questa “non specializzazione” lo rende una pedina insostituibile nel roster.

Campogrande ng: due minuti e zero tiri tentati per l’ala romana. Rottura prolungata in una stagione in salita verticale.

Vildera 5: non si poteva pretendere molto di più contro un pacchetto lunghi che solo a leggerlo farebbe venire la gastrite a un vegano astemio, ma in cinque minuti sul parquet il lungo veneto sbaglia entrambi i tentativi da sotto e non conquista nemmeno un rimbalzo, limitando il suo apporto alle consuete sportellate a favore dei rimbalzi dei suoi compagni.

Bartley 5/6: “This one on me” si autoaccusa su Instagram il protagonista designato -e mancato- della partita. “Questa è colpa mia”, anche se ovviamente non è del tutto vero. Messina gli costruisce attorno una gabbia che un T-Rex incazzato avrebbe difficoltà a scardinare, ma 3 su 19 al tiro, di cui 1 su 11 da tre, non sono giustificabili nemmeno se a difendere fossero stati i Boston Celtics. E’ forse la sua peggior prestazione sotto San Giusto, ma la quasi sufficienza gli arriva per l’onestà intellettuale dimostrata e per aver comunque continuato a provarci, nonostante tutto.

Lever 5: da lui si può pretendere davvero molto di più. Avversari che si chiamano Melli, Datome, Biligha e Ricci non aiutano ad esprimere in serenità la miglior pallacanestro, ma 0 su 3 complessivo al tiro con 3 rimbalzi e zero di valutazione in 13 minuti sono davvero un apporto troppo limitato per un elemento tanto importante nelle rotazioni di coach Legovich. Ma lui è un ragazzo intelligente e lo sa: una reazione è quantomeno prevedibile.

Ruzzier 5: troppe palle perse in modo banale ed in generale una sofferenza infinita, soprattutto sotto l’aspetto fisico, contro avversari che lo sovrastano atleticamente come Napier e Hall. Meno lucido del solito nella costruzione del gioco, non incide in attacco (solo due tiri tentati in 13 minuti). Viene “graziato” dalla buona prestazione di Davis, che sopperisce anche in regia pur mancando le zampate vincenti. Piccone inevitabile che non incide particolarmente sulla media del quadrimestre, ma Legovich ha un bisogno vitale di un suo immediato ritorno ai rendimenti abituali, anche perché potrebbe diventare l’interruttore ideale per “Saturn 5” Emanuel Terry.

Terry 8: per l’appunto, Saturn 5. Un razzo che quando decolla ben difficilmente lo intercetti e ancor meno lo fermi. Alla prima assoluta davanti al suo nuovo pubblico con la sua nuova squadra, dopo sole due settimane di allenamenti nelle quali ha tentato di integrarsi a tappe forzate nei giochi della squadra (percorso che appare ancora lungo), dà fondo ad esperienza e personalità, oltre ad una fisicità ed una verticalità devastanti che danno la definitiva scossa ad un ambiente già elettrizzato di suo. Schiaccia in ogni modo, è coordinato in volo, ha senso della posizione a rimbalzo, è totalmente privo di timori reverenziali. E, soprattutto, dimostra inaspettatamente di poter giocare assieme a Skylar Spencer per lunghi tratti di partita, il che rende il pacchetto lunghi biancorosso uno fra i più devastanti della Serie A.

Marco Legovich e coaching team 7/8: il coach incassa I complimenti di Ettore Messina, il cui apprezzamento non è mai scontato specie nelle serate in cui il nervo del coach dell’Olimpia rasenta il proverbiale “cinciut”. La preparazione della partita è come di consueto certosina, ed il piano funziona per larghi tratti, fallendo nelle spaziature difensive soprattutto nei momenti cruciali dell’ultimo quarto quando lucidità e tenuta atletica cominciano ad andare in riserva, e questo costa alcuni canestri facili concessi che alla fine fanno la differenza. Ma riesce nuovamente a tenere compatta la squadra, interrompe il gioco al momento giusto, si fa sentire con gli arbitri (anche se il flusso magnetico che fa muovere le palline all’interno dei fischietti viene influenzato quasi esclusivamente da ogni semplice occhiataccia scoccata dal suscettibile coach dell’Olimpia. Ma è lo scotto da pagare all’esordio). Perdere di 6 una partita giocata alla pari contro i Campioni d’Italia, arrivati a Trieste ben consapevoli di non poter passare un pomeriggio di relax domenicale, è comunque una soddisfazione personale per l’allenatore triestino, ma lo zero arrivato in classifica non fa curriculum né avvicina al risultato finale minimo. Da martedì ctrl+alt+canc e sotto con i video di Tortona.