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Trieste torna a vincere: Cantù superata 82-79

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di Francesco Freni

Era essenziale tornare a vincere dopo la striscia di sconfitte arrivate dopo il “sacco di Milano”, e la vittoria alla fine è arrivata non senza aver fatto soffrire, imprecare, esultare, imprecare nuovamente ed infine far tirare un sospiro di sollievo alla schiera di tifosi ed appassionati incollati allo schermo per questo posticipo in seconda serata davanti alle telecamere di Raisport. Sono due punti che permettono a Trieste di rimanere aggrappata da sola al sesto posto, inseguita da un gruppo di fameliche inseguitrici (Brescia e Pesaro, entrambe a secco nell’ultima giornata – una per turno di riposo, l’altra sommersa sotto i canestri di Cremona – ma entrambe con una partita in meno rispetto ai biancorossi, ed una sorprendente Treviso capace di surclassare in rimonta la rinnovata Reggio Emilia), ma finalmente autorizzata a guardare verso l’alto anziché continuare a preoccuparsi troppo di raggiungere l’obiettivo minimo stagionale, ormai relegato 8 punti più sotto a otto giornate dalla fine. Sono anche due punti che “neutralizzano” l’effetto delle vittorie di Treviso, Cremona e Trento e permettono di monetizzare, invece, le sconfitte della Fortitudo e di Pesaro. Una vittoria, infine, che per come è arrivata potrebbe anche avere l’effetto balsamico di far tornare fiducia e consapevolezza nei propri mezzi ai biancorossi, apparsi talvolta mentalmente contratti e bloccati nelle ultime uscite, dando l’abbrivio per un rush finale affatto semplice. 

La vittoria, per l’appunto, è però uno dei pochissimi aspetti positivi della serata all’Allianz Dome. Trieste ha il merito, se non altro, di non aver mai permesso a Cantù di fuggire nel punteggio, di non dilagare nemmeno nei momenti di maggiore abulia offensiva biancorossa, limitando i danni e mantenendo gli avversari sempre a distanza di controbreak. In fase di presentazione una delle chiavi fondamentali per un eventuale successo triestino era stato individuato nella maggiore coralità, nell’assenza di individualità di spicco, o meglio nella distribuzione costante ed imprevedibile delle responsabilità contrapposta ad un tipo di gioco, quello canturino, maggiormente incentrato su spiccate individualità, con una organizzazione meno di squadra ma piuttosto basata su alcuni giocatori in grado di fare in ogni momento la differenza. Il campo dice esattamente il contrario: Trieste rischia di naufragare difendendo in modo poco aggressivo, permettendo ai tiratori avversari di colpire con costanza e precisione dalla distanza per tutto il primo tempo, soffrendo sull’altro lato del campo l’intensità difensiva brianzola che non permette una circolazione fluida del pallone, i giochi alto-basso, i tiri non contrastati, in una serata di grazia per il suo asso Jamie Smith, ma impietosamente deficitaria per l’altro fuoriclasse Frank Gaines. Nella serata clamorosamente negativa di quello che nelle ultime uscite si era imposto come leader tecnico della squadra, un Milton Doyle da -3 di valutazione e zero punti in 21 minuti, sono proprio le individualità a tenere a galla l’Allianz, le invenzioni talvolta improvvisate di un Myke Henry tornato ad essere imprescindibile per questa squadra (doppia doppia da 20+12 rimbalzi con un solo errore dal campo), le giocate di gran classe di un Marcos Delia talvolta macchinoso ma capace di uno stordente uno-due stoppata+canestro con giro su piede perno nel momento più importante della partita, l’esiziale 4 su 4 dalla lunetta nel finale di un Fernandez peraltro nervoso ed ancora convalescente, la difficilissima bomba del pareggio dall’angolo di Alviti su cross del Lobito (che i più raffinati chiamerebbero scarico, ma in realtà si è trattato di un passaggio coast to coast sul lato corto del campo) bissata dalla palla rubata a Gaines con schiacciata in contropiede al termine di una prestazione per il resto anonima e sotto standard. Una bomba inaspettata nel momento di maggiore difficoltà nel secondo tempo di un Hrvoje Peric ai saluti ma dotato di una abnegazione ed un attaccamento alla causa che alcuni americani dovrebbero prendere come caso di studio. In altre parole, una raccolta di fiammate individuali, talvolta disperate, altre volte frutto di grande personalità, che forse per la prima volta in stagione permettono di ribaltare un copione che ai più, avversari compresi, sembrava già scritto. 

Trieste cerca addirittura di gettare alle ortiche una vittoria ormai acquisita ad una ventina di secondi dalla fine, con un paio di ingenuità da parte di Matteo Da Ros capaci da sole di causare un attacco di cuore a qualsiasi coach (arbitri peraltro piuttosto fiscali nel fischiargli un tecnico forse corretto a stretti termini di regolamento, ma peccato piuttosto veniale da punire a sei secondi dal termine soprattutto se subito dopo si ignora il time out improvvisato ma mai chiamato da Bucchi con tanto di lavagnetta in campo), ma anche in questo si individua la differenza fra una squadra che, pur giocando male per l’80% del tempo, riesce a portare a casa la vittoria grazie a non più di tre-quattro giocate vincenti, rispetto ad una che avrebbe indubbiamente meritato i due punti ma è capace di sbagliare ogni singola scelta negli ultimi due minuti di partita: un patrimonio che porta Trieste a 20 punti, 8 più di Cantù, e che dovrebbe infondere una buona volta nei cervelli dei biancorossi quella fiducia, quella sfontatezza, quell’istinto del killer, quella consapevolezza nelle proprie capacità che mai come quest’anno potrebbero portarla molto in alto. 
Notizie discrete arrivano dalla prestazione di Tommaso Laquintana, autore di 12 punti con buone percentuali e, finalmente, zero palle perse, chiamato a sostituire un Fernandez gravato abbastanza presto di falli, ma in generale più a suo agio quando convive in campo con il Lobito e, privato dalla responsabilità esclusiva della regia, può sentirsi più libero giocando da guardia. Confortante anche la supremazia nel pitturato, dove Delia, Peric ed Henry dominano a rimbalzo limitando il super verticale Kennedy (Trieste vince la sfida a rimbalzo 41-31 con ben 13 carambole offensive catturate). 
Per il resto, tanto lavoro da fare per riacquisire fluidità, coralità e continuità di rendimento nell’arco dei 40 minuti. E, soprattutto, la necessità di recuperare in fretta Andrejs Grazulis al meglio della forma: la sua assenza dopo Milano è pesata come un macigno, il suo ritorno in campo magari già a partire dalla prossima trasferta sul campo della rinnovata (ma ancora perdente) Reggio Emilia sarà la miglior notizia per coach Dalmasson ed i suoi collaboratori. 

PALLACANESTRO TRIESTE – PALLACANESTRO CANTU’   82 – 79

Allianz Pallacanestro Trieste: Cavaliero, Fernandez 13, Peric 7, Alviti 9, Da Ros 4, Coronica ne, Doyle, Upson 4, Delìa 13, Laquintana 12, Henry 20, Arnaldo ne. All. Dalmasson 
Acqua San Bernardo Cantù: Pecchia 4, Smith 30, Procida 5, Johnson 9, Leunen 8, Baparape ne, La Torre ne, Thomas 5, Kennedy 4, Gaines 14, Bayehe, Caglio ne. All. Bucchi 

Parziali: 16-19; 42-45; 61-65 
Arbitri: Giovannetti, Paglialunga, Dori