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Prevendita aperta e bufera social per Trieste-Cremona

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Per assistere all’esordio della Pallacanestro Trieste in campionato potrà accedere all’Allianz Dome un massimo di 1000 spettatori

Con un accordo in extremis che costringe la società ad una frettolosa organizzazione della prevendita ed i tifosi ad approfittare di poche finestre temporali per acquistare il tagliando, arriva il permesso all’apertura delle porte del palazzetto dello sport anche prima del 7 ottobre, data prevista per il prossimo DPCM.

In una fase iniziale le prime due partite avrebbero dovuto disputarsi a porte chiuse, poi Regione e Ministero della Salute si erano accordati per 1000 persone negli stadi e 700 persone (nel rispetto di massimo il 25% della capienza) nelle strutture al chiuso. Il giovedì prima del match arriva, in serata, la nuova ordinanza, che consente l’ingresso ad altri 300 spettatori al palazzetto. Ora, nella prossima conferenza Stato-Regioni, si porterà all’ordine del giorno la richiesta di stabilire l’afflusso del pubblico al 25% della capienza degli impianti già dal 1 ottobre in attesa (nella speranza?) di tornare ai numeri pre pandemici. Una brevissima cronistoria che racchiude in sé tutta la confusione, le indecisioni, i tentennamenti, le mezze decisioni che hanno caratterizzato il ritorno allo sport giocato. Per non contare i protocolli appena varati per il calcio dei dilettanti, che meritano uno studio apposito.

Proprio alla luce di tale andamento ondivago dei permessi, e di una possibile prossima chiusura delle strutture davanti al peggiorare della situazione sanitaria, la Pallacanestro Trieste ha deciso di soprassedere per ora alla campagna abbonamenti, ritenendo la rinuncia a quasi un terzo del budget il male minore rispetto alla corsa ai rimborsi nel momento in cui la stagione dovesse interrompersi od accorciarsi. Saggia decisione che peraltro è profondamente diversa rispetto a quella presa da altre realtà del basket: senza allontanarsi troppo, l’APU Udine ha lanciato i suoi abbonamenti sottoscrivendone 800 dei 1600 previsti in un solo giorno. Come siano stati fatti i calcoli sulla capienza non è dato sapere, visto che 1600 abbonati riempirebbero il 50% del Carnera, percentuale di cui finora non si è mai sentito parlare. Le bolognesi hanno già bruciato da tempo 2000 abbonamenti ciascuna, ed ora saranno chiamate a dolorose quanto impopolari decisioni sui criteri di scelta dei 700/1000 fortunati che potranno usufruire della propria tessera, valutando come accontentare gli esclusi.

In un guazzabuglio quasi inestricabile parte nel pomeriggio di oggi, venerdì 25 settembre, la prevendita per assistere a Trieste-Cremona, esordio quantomai importante per i biancorossi, successivamente chiamati a quattro partite sulla carta proibitive.

La vendita dei biglietti inizierà, in prelazione per gli abbonati, alle ore 15:00 presso le biglietterie esterne di via Flavia.
In considerazione dei tempi tecnici a disposizione, le condizioni e le modalità di vendita applicate saranno valide solo per questo primo match. I prezzi – che la società definisce come “più possibile simili a quelli della passata stagione” – dipendono dalle aree a disposizione per l’ingresso dei tifosi. La modalità di vendita online sarà, auspicabilmente, attiva dal prossimo match casalingo.
 
Le biglietterie di via Flavia saranno aperte con i seguenti orari:
 
PRELAZIONE ABBONATI
– Venerdì 25 settembre dalle 15:00 alle 19:00
– Sabato 26 settembre dalle 9:00 alle 13:00
VENDITA LIBERA
– Sabato 26 settembre dalle 15:00 alle 19:00
– Domenica 27 settembre dalle 10:00 alle 13:00

I prezzi sono visibili nella foto accanto. Prezzi, peraltro, non propriamente popolari, giustificati certamente della situazione di difficoltà e del tentativo di massimizzare l’incasso, ma apparentemente poco adatti a favorire un afflusso massiccio di tifosi. La prevendita dirà se prevarrà ancora una volta l’amore quasi incondizionato che questa città ha sempre mostrato per la sua squadra di basket (i 6000 di Trieste-Fortitudo post Trento nel dicembre scorso ne sono l’ultimo, clamoroso, esempio) oppure se, come temiamo, prevarrà la concorrenza cheap di Eurosport Player. Considerando che in cambio di alcune decine di euro (molte decine di euro nel caso di una famiglia) l’atmosfera all’interno del palazzetto con distanziamento sociale, mascherine obbligatorie per tutta la durata dell’evento, assenza di punti di ristoro, mille controlli e precauzioni, non è fra le più coinvolgenti, è facile prevedere che in molti si lasceranno scoraggiare dal listino scegliendo, loro malgrado, il divano. Senza contare, ovviamente, che l’appeal prettamente “commerciale” di una squadra che esce da una preseason schizofrenica culminata con un paio di prestazioni pesantemente insufficienti e che va ad affrontare una fra le maggiori candidate alla lotta per la salvezza, avrebbe forse meritato contropartite economiche più contenute con buona pace, per il momento, di un incasso che in ogni caso sarebbe poco significativo.
Problema, quello della giusta calibratura del listino prezzi, comune a molte squadre di serie A: i biglietti a Trieste hanno un costo in linea con altre piazze, con picchi piuttosto evidenti (e solo in parte giustificati) a Bologna, Milano e Brescia. Venezia, Reggio Emilia, Varese e Treviso si collocano invece su livelli decisamente più bassi.

Del resto, i fatti parlano chiari: a Trieste come in ogni altro palazzetto in Italia si è faticato a vendere tutti i biglietti a disposizione anche quando i permessi di ingresso erano limitatissimi, a prescindere dal costo del biglietto. In Supercoppa in via Flavia si è registrato il sold out solo contro Venezia (sabato sera contro gli ultimi campioni d’Italia), mentre contro Treviso non si sono superati i 600 spettatori, ed anche all’esordio contro Trento i presenti non erano più di 750. Perfino la final four fra le migliori squadre italiane a Basket City si è disputata davanti a pochi intimi, segno che la gente è ancora diffidente nei confronti dei grandi raduni.

La parola passa ora al botteghino, mentre la bufera impazza sui social. Ci auguriamo, per il bene del basket cittadino, che la poco popolare, quanto inevitabile, politica della società non si riveli un clamoroso boomerang.