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Trieste fa soffrire l’Happy Casa Brindisi, che si conferma bestia nera

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di Francesco Freni

Quarta sconfitta in altrettanti incontri in serie A per Dalmasson contro Vitucci

E’ una Pallacanestro Trieste molto più solida rispetto alla versione abulica vista a Brescia quella che riesce a contendere i due punti fino all’ultimo istante (anzi, fino a pochi centesimi dopo il quarantesimo) ad un Happy Casa Brindisi molto fisica e concreta, efficace e completa in tutti i reparti. Manca però la lucidità nelle ultime azioni, quelle decisive, in cui vengono persi banalmente alcuni sanguinosissimi palloni e viene sbagliata la costruzione dell’ultima azione, sebbene Trieste abbia comunque per ben tre volte in 12 secondi l’opportunità di andare al tiro aperto. 

Guardando le statistiche, non ci si spiega come Trieste sia rimasta fino alla fine aggrappata all’incontro. Innanzitutto tira malissimo i liberi, fermandosi clamorosamente sotto il 50% (un 4 su 9 -condito da uno 0 su 2 di Delia nel finale – che grida vendetta, specie dopo aver perso di tre). Perde la bellezza di 16 palloni (9 in due Fernandez e Laquintana) recuperandone solo 4. Perde 48 a 39 la sfida ai rimbalzi, concedendone addirittura 26 (a 9) in attacco agli avversari, tutti tradotti in seconde e terze possibilità: Trieste tira complessivamente con migliori percentuali rispetto a Brindisi, ma riesce ad effettuare solo 63 tiri contro gli 80 degli avversari. La valutazione complessiva rimane sostanzialmente in equilibrio: 90 per i pugliesi, 84 per i biancorossi. 

Eppure, al di là delle evidenti difficoltà soprattutto fisiche sotto canestro, l’Allianz riesce per una volta a non affidarsi esclusivamente al gioco sul perimetro, a sfruttare i centimetri portati in dote da Delia, Alviti, Grazulis e da un redivivo Da Ros, sfruttando anche un fugace sprazzo nel secondo tempo di Upson, per il resto brutalizzato da avversari molto più muscolari ed intimidatori di lui. Fernandez nel primo tempo si intende a meraviglia con il connazionale, piazza 6 assist in venti minuti, spara ancora a salve da lontano ma sembra lucido nel condurre la squadra. Si spegne completamente, però, nel secondo tempo, fotocopiando la prestazione di Brescia. Una regia confusa, palle perse banalmente, difficoltà nel liberarsi o nel trovare il compagno libero: si era capito fin dalle prime partite di Supercoppa, questa squadra è “Lobito dipendente”. Quando l’argentino non riesce ad innescarsi, si spegne inesorabilmente la luce per tutti i compagni. Laquintana ne sostituisce l’intensità solo a sprazzi, mentre Milton Doyle mostra solo un paio di lampi di classe pura naufragando per il resto in una sequenza di forzature e di avventure a bassissima percentuale. 

Brindisi ha un arsenale lunghissimo, soluzioni diverse e giocatori sostanzialmente intercambiabili. Il pericolo pubblico numero 1, DeAngelo Harrison, arrivato a Trieste dopo poche ore di allenamento in settimana, segna 18 punti ma è molto ben contenuto dagli esterni triestini, che gli sporcano tantissimo le percentuali. Sono però i chili di Bell, Thompson e Perkins a fare la differenza: i tre tirano spesso sopra il difensore, anche se il difensore parte dai 211 “leggeri” di Delia o i 202 di Da Ros, e, quando Trieste comincia a difendere forte commettendo qualche fallo, si rivelano precisissimi dalla linea del tiro libero. In una partita equilibrata come questa, un lungo che non sbaglia dalla linea della carità ti permette di portare a casa due punti. 

Per l’ennesima volta, MVP per i biancorossi è Davide Alviti, fresco di convocazione in nazionale: giocatore a suo agio in diversi spot, in piena fiducia sia da lontano che sotto canestro, con un gran senso della posizione che gli permette di catturare valanghe di rimbalzi, a tratti vero trascinatore anche emotivo della squadra. La chiamata del CT Sacchetti sembra, in questo momento, quantomai opportuna. 

Trieste lascia due punti che sarebbero stati importantissimi ed alla sua portata. Finisce però un ciclo iniziale particolarmente difficile appesantito dalle numerose assenze per infortunio dei suoi uomini più attesi, cui si aggiunge in una esagerazione di sfortuna anche lo sloveno Cebašek, arrivato per sostituire l’azzoppato Henry e durato integro una sola partita. Il match di domenica prossima al Paladesio contro Cantù rimane in bilico per la positività di alcuni membri del gruppo squadra fra i brianzoli, che non sono scesi in campo contro Treviso nell’ultimo weekend. Successivamente, si tornerà in casa con una Reggio Emilia in stato di grazia, ma a quel punto si spera di aver riaccolto in squadra perlomeno un Myke Henry ormai sulla via della guarigione definitiva. 

PALLACANESTRO TRIESTE – BRINDISI   76 – 79

Allianz Pallacanestro Trieste: Coronica ne, Mussini 2, Upson 7, Fernandez 8, Arnaldo ne, Laquintana 10, Delia 13, Da Ros 4, Grazulis 12, Doyle 6, Alviti 14. All. Dalmasson 
Happy Casa Brindisi: Krubally 6, Zanelli 3, Harrison 18, Visconti ne, Gaspardo 4, Thompson 7, Cattapan ne, Guido ne, Udom, Bell 15, Perkins 16, Willis 10. All. Vitucci